Stipendi, come può cambiare la busta paga con la nuova Irpef? E per chi aumenta? Ecco le simulazioni

Con il prossimo intervento sull'Irpef su cui sta ragionando il governo i lavoratori con redditi attorno ai 50mila euro potrebbero beneficiare di nuovi aumenti in busta paga. Nel frattempo l'Irpef potrebbe calare in diverse Regioni

Giovedì 14 Marzo 2024 di Giacomo Andreoli
Gli effetti della riforma dell'Irpef già approvata per il 2024, con la riduzione del numero di aliquote

Meno Irpef per chi guadagna attorno ai 50mila euro e meno addizionale regionale nelle Regioni che potranno permettersi l'adeguamento alle tre aliquote nazionali o re-introdurranno degli sconti cancellati. Sono le novità che potrebbero arrivare dal prossimo primo gennaio in Italia, con il governo che lavora a un nuovo capitolo della riforma fiscale e le Regioni che si muovono per provare ad abbassare l'addizionale, dopo gli aumenti nel Centro Italia di quest'anno.

Vediamo quindi nel dettaglio cosa può cambiare per i lavoratori e con quali effetti maggiori in giro per l'Italia.

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La prossima riforma dell'Irpef

Il prossimo taglio dell’Irpef, secondo il vice ministro dell’Economia, Maurizio Leo, potrebbe arrivare alla soglia dei 55 mila euro. Qui, insomma, il governo ha posto l’asticella della classe media. Ma quali strade potrebbe prendere il prossimo intervento del governo? Sopra i 50 mila euro di reddito oggi, scatta l’aliquota del 43%, quella massima. Da 28 a 50 mila euro di reddito, invece, si applica l’aliquota intermedia che oggi è fissata al 35%. Il primo passaggio dunque, dovrebbe essere quello di “allargare” lo scaglione medio, facendo salire la soglia, appunto, fino a 55 mila euro. 

Secondo le stime elaborate dal Consiglio nazionale dei commercialisti per Il Messaggero, di questo allargamento beneficerebbero circa 440 mila contribuenti. Se l’aliquota intermedia rimanesse al livello attuale, ossia al 35 per cento, questi 440 mila contribuenti otterrebbero un beneficio tra 80 e 400 euro l’anno. Il costo per lo Stato non sarebbe elevato, solo un centinaio di milioni.

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Possibili risparmi fino a 940 euro l'anno

Ma in realtà nei piani del governo ci sarebbe anche una riduzione dell’aliquota fiscale che, nella versione più “spinta” potrebbe calare fino al 33%. Se l’aliquota Irpef media, calasse soltanto di un punto, cioè scendesse dall’attuale 35 al 34%, i benefici andrebbero da 10 euro annui per un reddito di 29 mila euro, fino a 670 euro annui per un reddito da 55 mila euro in su.

Il problema, quando si agisce sulle aliquote , è che i benefici massimi arrivano anche ai redditi molto alti, il che fa lievitare i costi della misura. In questo caso, per esempio, il taglio di un punto dell’Irpef media insieme ad un allargamento dello scaglione fino a 55 mila euro, costerebbe allo Stato 2,2 miliardi di euro, ma 1,4 miliardi sarebbero un costo da attribuire al terzo scaglione, quello dei redditi superiori a 55 mila euro. Si potrebbe procedere a un altro taglio sulle detrazioni, come quello di 260 euro per i redditi sopra i 50 mila euro introdotto quest’anno per finanziare la riduzione a tre degli scaglioni Irpef. In questo caso il costo dell’operazione si ridurrebbe a “soli” 800 milioni

e, infine, si volesse contemporaneamente ridurre l’aliquota media dell’Irpef dal 35% al 33% e far salire a 55 mila euro la soglia del secondo scaglione Irpef, i benefici salirebbero a 20 euro per un reddito di 29 mila euro, per arrivare a 940 euro annui per un reddito di 55 mila euro. Il costo complessivo sarebbe di 3,5 miliardi, ma due miliardi sarebbero “assorbiti” dai redditi sopra i 55 mila euro. 

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Confermare gli interventi precedenti

C'è un problema, però. Prima di finanziare il taglio dell’Irpef attorno ai 50mila euro, infatti, bisognerà rifinanziare per il prossimo anno anche il taglio per i redditi medio-bassi, ossia l’accorpamento della vecchia aliquota del 25% in quella del 23%. Solo questa misura costa 4 miliardi. Senza contare i 10 miliardi necessari a confermare il taglio dei contributi per i redditi fino a 35 mila euro. C'è anche una questione di equità: abbassare le tasse genera guadagni per tutti, ma farlo in maniera più forte per chi guadagna attorno ai 55mila euro rispetto a chi ne guadagna attorno ai 20mila rischia di essere fortemente iniquo.

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Nel frattempo le Regioni si muovono. Un taglio fino a 752 euro annui. Più di 60 euro al mese. È quanto sta ricevendo in meno in busta paga, ma anche come pensione, la classe media del Centro Italia. E questo al netto anche del taglio dell’Irpef deciso a livello nazionale con l’accorpamento della prima e seconda aliquota al 23% fino a 28mila euro di reddito e che, secondo le stime, dovrebbe portare in tutta Italia un risparmio fino a 260 euro annui.

L’aumento massimo delle addizionali, con 752 euro in più, si paga in Toscana. Mentre i ritocchi sono più contenuti in Molise, con 182 euro annui, e nel Lazio, con 140 euro. Ad essere colpita è la fascia tra i 15mila e i 50mila euro di reddito, ma anche chi è oltre i 50mila. Il Lazio, però, già si è mosso. Dopo aver stabilito gli aumenti di tasse per quest'anno la giunta Rocca ha raggiunto un accordo con i sindacati per re-introdurre il fondo taglia-tasse, che era stato inserito dal predecessore Zingaretti nel 2025.

Nello specifico il documento prevede, dal primo gennaio 2025, l’eliminazione dell’addizionale del 1,60% per i redditi fino a 35.000 euro, attraverso l’azzeramento dell’aliquota per i redditi fino a 28.000 euro e in forma di riduzione fra i 28.000 e i 35.000 euro. E allora, se verrà confermata anche la riforma nazionale dell’Irpef, il prossimo anno si avrà un beneficio in busta paga fino a 660 euro in dodici mesi

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Le nuove aliquote nelle Regioni nel 2025

In Toscana, invece, il governatore Giani ha promesso di fare ogni sforzo possibile per ridurre le tasse dal prossimo anno, aumentate per la carenza di fondi sulla Sanità. La Conferenza Stato-Regioni, infatti, denuncia un taglio di almeno 175 milioni l’anno ai bilanci locali da parte dello Stato e i presidenti si sono detti costretti ad assumere decisioni impopolari.

In ogni caso il prossimo anno tutte le Regioni dovranno uniformarsi alle tre nuove aliquote nazionali. Questo significa che quelle più ricche avranno spazio finanziario sicuro per abbassare le tasse ai cittadini, mentre quelle più in difficoltà dal punto di vista del bilancio, soprattutto al Sud, potrebbero essere costrette a inserire sì tre aliquote, ma più alte, per far tornare i conti.

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Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 11:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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