Salva-banche, stretta sui debitori. Mps, faro sulle grandi insolvenze

Lunedì 9 Gennaio 2017 di Roberta Amoruso
Salva-banche, stretta sui debitori. Mps, faro sulle grandi insolvenze
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L’agenda è serrata per tutto gennaio. Ma già da oggi il tema banche sarà tra le prime preoccupazioni del governo nonché, per forza di cose, tra le prime attenzioni del Parlamento. Perché non è bastato lanciare il decreto salva-risparmio con un intervento dello Stato fino a 20 miliardi. Già domani inizierà l’iter al Senato, con al centro il tema Mps e più in generale le crisi bancarie. Ed è molto probabile che venga inserito proprio nel decreto un paragrafo ad hoc sui «debitori-colpevoli». Vale a dire un grimaldello giuridico che di fatto ricalca la proposta lanciata dal presidente dell’Abi dalle colonne del Mattino.

Antonio Patuelli chiede che per le banche salvate si rendano noti i nomi dei grandi debitori che non hanno fatto fronte ai propri impegni e che insieme agli amministratori hanno di fatto contribuito a provocare il dissesto dell’istituto, salvato con costi enormi per il sistema bancario, per i risparmiatori e soprattutto per lo Stato. Per Patuelli il grimaldello giuridico giustifica una norma che deroghi al diritto alla privacy e che valga sia per le banche finite in “risoluzione” sia per le banche preventivamente salvate dallo Stato. Il presidente dell’Abi, che in genere si guarda bene da entrare nel merito di singoli casi, questa volta parla a titolo personale per sottoporre alle opportune valutazione come, in punta di diritto, si possa andare a caccia dei colpevoli (almeno i primi 100 debitori) visto che si tratta di banche nelle quali «sul piano della risoluzione o del salvataggio preventivo è intervenuto lo Stato o le altre banche o i risparmiatori». 

ETICA E PRIVACY
Per Patuelli, quindi, si tratta di dare un valore alla trasparenza. Non è soltanto una questione etica. In questo modo, attraverso una norma ad hoc, si renderebbe più facile anche individuare i casi di mendacio bancario. Insomma, chi fornisce informazioni fasulle alla banca deve potere essere perseguito più facilmente. Basterebbe un correttivo al decreto salva-risparmio per rendere completa la ricerca delle responsabilità di certe grandi crisi bancarie, iniziate anni fa, non certamente ieri. Questo vale per Mps, come per le 4 banche salvate, ma ha un valore anche per il futuro visto che sullo sfondo ci sono altri tre istituti in crisi: Veneto Banca, Popolare di Vicenza (entrambe salvate dal Fondo Atlante) e Carige.

Da domani, di questa proposta si discuterà in Commissione Finanze al Senato. Lo ha annunciato a chiare lettere Massimiliano Fedriga, capogruppo della Lega Nord alla Camera. «Alla riapertura delle Camere presenteremo una proposta di legge e tutti gli emendamenti necessari per rendere pubblici i nomi dei grandi debitori insolventi. È un’idea che abbiamo sempre sostenuto», ha continuato, «perché è giusto che siano noti i nomi di chi ha sottratto soldi ai risparmiatori». E ancora: «Siamo convinti della nostra tesi e la porteremo avanti: abbiamo ascoltato con piacere le dichiarazioni del presidente dell’Abi che avvalora la nostra posizione». In questo modo forse si riuscirebbe anche ad anticipare in parte i risultati di una eventuale Commissione parlamentare d’inchiesta su Mps. Sempre domani, e sempre in Senato, è atteso il voto sulla richiesta di istituire la Commissione sul dissesto dell’istituto. Ma si sa, i tempi non sono brevi per chi lavora a certi dossier.

IL NODO DELL’AUMENTO
Sempre sul capitolo Mps, a rendere la settimana cruciale per la bozza del piano industriale che dovrà essere pronta a fine mese è la visita al Tesoro dell’ad Marco Morelli. Un faccia a faccia che tra domani e mercoledì servirà a fare il punto sull’entità effettiva dell’aumento di capitale. Un punto non da poco visto che a fronte delle necessità individuate in un primo tempo (5 miliardi), la Bce a fine anno aveva alzato l’asticella a 8,8 miliardi non senza lo stupore e il disappunto dello stesso Tesoro. Quel che per ora è certo è che il nuovo piano passerà al vaglio del governo, visto che il Tesoro sarà azionista con circa il 70% del capitale. Altrettanto certo è che ogni virgola della nuova strategia dovrà passare anche l’esame della Bce.

TRASFORMAZIONE IN SPA
Passando al destino delle quattro «good bank» (Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara), oggi è l’ultimo giorno utile per presentare eventuali offerte e se, come previsto, non si farà avanti nessuno toccherà ad Ubi acquistare le prime tre al prezzo simbolico di 1 euro, seppure con garanzie rafforzate.
Tra tutti gli appuntamenti della settimana non si può poi sottovalutare l’attesa per la sentenza decisiva della Corte costituzionale fissata per il 12 gennaio. Il giudizio riguarda il diritto di recesso legato alla riforma che obbliga le banche popolari alla trasformazione in spa e che per il Consiglio di Stato sarebbe in odore di incostituzionalità. Congelata di fatto la riforma in attesa della Consulta, a “salvare” la Popolare di Sondrio e la Popolare di Bari (le uniche che non hanno ancora deliberato la trasformazione) dalle sanzioni previste per gli istituti non rispettosi della scadenza di fine anno fissata dalla legge, ci avevano pensato con una sentenza sospensiva i Tribunali di Milano e Bari. Va da sé che se la Corte dovesse bocciare la deroga al diritto di recesso prevista dalla riforma, la norma andrebbe profondamente rivisitata. Il rischio dunque è che si renda necessaria una proroga dei termini previsti per la trasformazione, magari di 6-12 mesi, anch’essa da inserire fra i ritocchi che verranno fatti al decreto salva-risparmio.
 

Ultimo aggiornamento: 10 Gennaio, 10:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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