Manovra, via alle grandi opere: sbloccato il fondo da 47,5 miliardi

Domenica 2 Aprile 2017 di Luca Cifoni
Manovra, via alle grandi opere: sbloccato il fondo da 47,5 miliardi
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Un uno-due a distanza ravvicinata. Questo lo schema su cui si sta muovendo il governo per le prossime scadenze di politica economica: lunedì 10 dovrebbe essere approvato il Documento di economia e finanza (Def) e un paio di giorni dopo il decreto che punta a correggere i conti per il 2017 ma anche a dare una nuova spinta alla crescita. Proprio con questo obiettivo il provvedimento d’urgenza dovrebbe essere accompagnato da il Dpcm (decreto del presidente del Consiglio dei ministri) per ripartire i 47,5 miliardi del nuovo “Fondo per il finanziamento di investimenti in materia di infrastrutture” istituito a Palazzo Chigi con l’ultima legge di bilancio. Obiettivo, l’apertura dei cantieri per tentare di dare una spinta decisiva al settore dell’edilizia.

LE INDICAZIONI
Il Def non è un testo legislativo e dunque come sempre conterrà indicazioni programmatiche insieme alle previsioni economiche e di finanza pubblica aggiornate. E sarà integrato dal dettagliato Programma nazionale di riforma da inviare a Bruxelles. Anche su questo aspetto l’esecutivo deve giocare la sua partita perché una delle obiezioni che a Bruxelles vengono mosse al nostro Paese, anzi forse la più sostanziale, è proprio quella che riguarda il rallentamento del percorso riformatore. Dunque saranno messi nero su bianco gli interventi possibili, da quello sulla concorrenza alla piena attuazione del riassetto della pubblica amministrazione. E verranno delineate le scelte di fondo della politica economica per il 2018 e gli anni successivi. La prima è naturalmente la volontà di evitare inasprimenti fiscali e dunque di scongiurare anche per il 2018 che scattino gli aumenti di Iva e accise previsti dalle clausole di salvaguardia. In tutto sono quasi 20 miliardi e per compensarli il governo punterà a ottenere ulteriori margini di flessibilità: uno 0,5-0,6 per cento di Pil oltre l’obiettivo di deficit fissato finora all’1,2 per cento. Nonostante questo aiuto, che comunque dovrà essere discusso con l’Unione europea, le residue risorse a disposizione saranno limitate. La scelta di ridurre le tasse sul lavoro è confermata ma verrà probabilmente articolata in una nuova decontribuzione triennale riservata ai giovani (sotto i 35 anni) che iniziano il loro primo lavoro stabile.

Molto più complesso dal punto di vista finanziario sarebbe mettere in piedi un taglio strutturale della contribuzione, pur se limitato, riservato alla generalità dei lavoratori. Tra le risorse da prevedere ci sono anche quelle per il contratto dei dipendenti pubblici, 1,2 miliardi ulteriori rispetto a quelle già messe in cantiere con la legge di bilancio. La stima di crescita sarà fissata all’1,1 per cento. Dopo il Def arriverà il decreto che originariamente doveva essere correttivo, ribattezzato ora Dec, “decreto crescita” (dallo stesso Gentiloni) o “ripresa 2.0”. I pilastri sono quattro. Ci saranno misure che puntano a migliorare il clima economico con strumenti finanziari definiti in collaborazione tra Mef e Mise (ad esempio sul fronte delle cartolarizzazioni); il fondo per le spese del terremoto che vale un miliardo l’anno per tre anni; la correzione dei conti pubblici che vale 3,4 miliardi sul 2017, come richiesto dall’Unione europea; e infine, in uno stesso pacchetto, il Dpcm per la ripartizione delle risorse del fondo per gli investimenti. L’obiettivo in quest’ultimo caso è naturalmente ridare slancio all’edilizia, settore ancora sofferente ma fondamentale per una ripresa veramente convincente.

I VINCOLI
Per quanto riguarda la manovra correttiva vera e propria, sarà accolta la richiesta del Pd di non prevedere nuove tasse, con l’unica eccezione di un ritocco delle accise sui tabacchi che vale circa 200 milioni, nell’ambito di un riordino generale di questa voce. Il resto delle risorse arriverà dal potenziamento dello split payment (versamento anticipato dell’Iva da parte dei fornitori dello Stato) e in generale del contrasto all’evasione dell’imposta sul valore aggiunto e da una serie di tagli di fondi nei bilanci di ministeri, che potrebbe essere accompagnato da una limitata revisione delle agevolazioni fiscali.

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Ultimo aggiornamento: 3 Aprile, 07:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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