Istat, in Italia sempre meno giovani: la metà della popolazione ha più di 45 anni

Venerdì 20 Ottobre 2017
Istat, in Italia sempre meno giovani: la metà della popolazione ha più di 45 anni
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Negli anni Cinquanta l'Italia era uno dei paesi europei più giovani. Oggi, tra quelli più vecchi. Dopo l'allarme lanciato dall'Ocse mercoledì 18 ottobre, a certificare una realtà sotto gli occhi di tutti arriva anche l'Istat. Secondo il report "Sessant'anni di Europa", infatti, il baricentro della popolazione italiana si è spostata di oltre 15 anni.

Così, «se nel 1957 la metà della popolazione italiana aveva meno di 31 anni, ora ne ha più di 45», si legge nell'indagine. Un fenomeno comune a tutti i paesi europei, dove però l'intensità è in media di 11 anni: da 33 a 44 nei 6 paesi fondatori dell'Ue, da 32 a 43 nel complesso.

Uno slittamento che ha delle conseguenze a cascata, come quella sulle gravidanze. «L'età delle donne al parto è in Italia strutturalmente superiore a quella rilevata negli aggregati europei, con un divario compreso tra i sei mesi e i due anni», spiega l'Istat. Una tendenza verso l'aumento che si registra in tutta l'Ue, che «trova conferma anche nelle proiezioni» relative al periodo 2015-2020, quando in Italia l'età media si attesta sui 32 anni, contro i 30,9 dell'Unione europea nel su complesso. Il minimo storico in Italia si è toccato tra il 1975 e il 1980, quando l'età media al parto risultava pari a 27,5 anni. Da allora il dato è sempre cresciuto.

«Nel 2016 il tasso di occupazione in Italia è pari al 57,2% della popolazione in età attiva, un livello inferiore a quello osservato nel complesso dell'Ue e ancor più basso se si considerano i soli paesi fondatori», prosegue l'Istat, che riconosce che «il ritardo dell' Italia sul fronte della partecipazione al lavoro non è una novità», ma «i livelli massimi di divergenza si osservano durante la recente crisi: in questi anni il divario tra l' Italia e l'Europa dei sei fondatori, ma anche dei 28, è il più elevato mai riscontrato.

L'obiettivo di Europa 2020 di un tasso di occupazione al 75% appare molto lontano». Quanto alla parità di genere, negli ultimi sessant'anni, si legge nel report, «le differenze fra l' Italia e i sei paesi fondatori si sono accentuate». In Italia, si spiega, «un cambio di passo interviene soltanto a partire dagli anni Settanta: i punti percentuali che separano i tassi di occupazione maschili e femminili sono 50 nel 1970, e si riducono a 18 nel 2016. Ma ancora molta strada ci separa dal complesso dei paesi dell'Ue e dall'aggregato dei sei fondatori».

Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 08:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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