Inps, quasi 500 mila italiani in pensione da quarant'anni

Lunedì 4 Aprile 2016 di Luca Cifoni
Inps, quasi 500 mila italiani in pensione da quarant'anni
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«Serve un contributo di solidarietà sulle pensioni di importo elevato». Tito Boeri, presidente dell'Inps, parte dalla constatazione che sono circa 500 mila gli italiani in pensione da quasi quarant'anni per rilanciare la sua proposta: chiedere un sacrificio a chi percepisce un trattamento alto e destinare le risorse così ottenute ai lavoratori più giovani ed anche ad un eventuale ammorbidimento degli attuali requisiti di uscita. Una proposta per sua natura delicata che ha immediatamente fatto scattare il fuoco di sbarramento del governo. Sia Tommaso Nannicini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e consigliere del premier Renzi, sia il ministro del Lavoro Poletti fanno sapere che non sono allo studio progetti di questo tipo.

Ma che in realtà il tema sia in agenda lo confermano le parole dello stesso ministro, quando ricorda che entro fine anno bisognerà decidere cosa fare del contributo di solidarietà che esiste già: quello introdotto dal governo Letta per le pensioni di importo superiore a circa 90 mila euro l'anno. Il prelievo è inizialmente del 6 per cento, ma al crescere del reddito previdenziale sale al 12 per cento (al di sopra di circa 129 mila euro) e poi al 18 (al di sopra di circa 193 mila). La sua applicazione è scattata nel 2014 e dovrebbe appunto terminare a fine 2016. «Dovrà essere valutato se confermarlo in quella maniera o diversamente», osserva Poletti. Si tratta di una decurtazione tutt'altro che trascurabile per chi la subisce ma la soglia è abbastanza elevata dal punto di vista statistico: con la legge di Stabilità si tratterà quindi di decidere se rivederla oppure introdurre criteri diversi, ad esempio legati al numero di anni di contribuzione effettiva da parte dei soggetti interessati.

Così com'è congegnata, la misura genera risparmi per circa 52 milioni di euro, originariamente destinati a uno degli interventi di salvaguardia degli esodati e comunque allo stesso settore previdenziale. Proprio questa destinazione, a detta del governo di allora, metterebbe il contributo di solidarietà al riparo dalla censura della Corte costituazionale, che proprio nel 2013 aveva dichiarato illegittimo un precedente prelievo, giudicato una sorta di prelievo fiscale mascherato a carico dei soli pensionati.
 
La nuova sortita di Boeri prende lo spunto da alcuni dati estratti dalla base dati dell'Inps, in particolare quelli relativi ai trattamenti pensionistici liquidati prima del 1980. Per quanto riguarda il solo lavoro privato (esclusi quindi gli ex dipendenti pubblici) e senza contare le prestazioni agli invalidi, questi trattamenti sono 474 mila. Si tratta in larga parte di pensioni di vecchiaia (categoria che comprende anche i vecchi assegni di anzianità) e ai superstiti. Nel primo caso, l'età media alla decorrenza era di 54,9 anni, nel secondo caso di 41,3 (visto che la reversibilità è percepita anche da minori).

IL NODO
Il ragionamento implicito di Boeri si basa proprio sull'età relativamente bassa a cui gli interessati hanno iniziato a ricevere la loro pensione: chi ne ha beneficiato per così tanti anni, magari più di quelli nei quali ha versato contributi, si troverebbe in qualche modo in una posizione di teorico debito nei confronti del sistema previdenziale. È chiaro però che molte di queste posizioni si riferiscono a soggetti con un reddito complessivo basso o comunque non particolarmente alto, ai quali sarebbe difficile chiedere un contributo di solidarietà.

Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 11:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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