Ilva, i sindacati: indigeribili 4mila esuberi. Lite Emiliano-Calenda

Venerdì 11 Maggio 2018
Ilva, i sindacati: indigeribili 4mila esuberi. Lite Emiliano-Calenda
3

Il giorno dopo il fallimento del tavolo ministeriale sull'Ilva, il caso dello stabilimento di Taranto irrompe nel faccia a faccia tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. A quanto apprende l'Adnkronos da autorevoli fonti M5S, infatti, tra i due ci sarebbero state frizioni rispetto al 'dossier' che con ogni probabilità, e a meno di colpi di scena dell'ultimo minuto, dovrebbe ricadere sull'operato del nuovo governo.

«Noi dobbiamo cercare una soluzione anche in zona Cesarini. Io dico sempre, anche nello spogliatoio. È complicato accettare 4mila esuberi all'Ilva nonostante aumenti la produzione. Vediamo di rimettere in discussione questi elementi e vediamo di entrare di più nel merito. Quella realtà industriale non può perdere tutti questi posti di lavoro», ha detto il segretario Uil, Carmelo Barbagallo.

«Lo chiarisco ancora una volta: la proposta che il Governo ha presentato alle parti al tavolo di trattativa non lascia solo nessun lavoratore - puntualizza il vice ministro dello Sviluppo Economico, Teresa Bellanova -. Riepilogo: 10mila lavoratori a tempo indeterminato in AM; costituzione da parte di Ilva in AS e Invitalia – con l'apertura alla partecipazione di altri soggetti pubblici e privati - di una nuova società di servizi capace di assorbire non meno di 1500 lavoratori a tempo pieno. Parliamo dunque di almeno 11.500 lavoratori, a fronte dei 13mila 700 attualmente nei ranghi. Per i 2mila 200 lavoratori rimanenti, al netto di coloro che – incentivati – potrebbero optare per l'esodo volontario opportunamente sostenuto, la proposta di accordo contempla la permanenza - come abbiamo sempre assicurato – in Amministrazione straordinaria, fermo restando la priorità di eventuali passaggi in AM resi necessari dall'esigenza di assunzioni a tempo indeterminato. E questo anche alla luce di quello che le parti sociali hanno più volte rilevato, circa gli indici di produzione cui tende AM e dunque le esigenze occupazionali che tali indici comporterebbero».

Intanto lo scontro, all'indomani della bocciatura dei sindacati alle proposte del governo, si riaccende anche fra il governatore pugliese Michele Emiliano e il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, che ha già annunciato il passaggio del dossier Ilva nelle mani del nuovo governo. Da lunedì via alle assemblee, lavoratori preoccupati. I 5 stelle di Taranto annunciano: contatti per un tavolo, presto una data.

«La porta del ministero è sempre aperta. Occorre però che ci si sieda per discutere sul serio. La proposta c'è, il tempo è poco», ha scritto Calenda su twitter rispondendo all'appello lanciato dalla segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, perché si riprenda la trattativa sull'Ilva. «C'è solo il no a tutti e tutto», aveva già scritto. «La verità
- ha aggiunto - è che si sono messi tutti a inseguire l'Usb. Uil e Fiom in testa. Dunque la proposta non c'è. C'è solo il no a tutti e tutto». In altri due tweet, poi, il ministro ha rilanciato i contenuti della proposta fatta ieri dal ministero al tavolo con i sindacati e una sua intervista, pubblicata da La Stampa, dal titolo «un altro caso di populismo sindacale».

Calenda ha ricordato che l'Ilva brucia 30 milioni al mese e poi ha aggiunto: «Abbiamo proposto l'assunzione di 10mila persone con gli stessi diritti, persino l'art.18 e le stesse identiche retribuzioni, altri 1500 alle stesse condizioni in una società di servizi a cui Am Investco avrebbe garantito lavoro. Per i restanti un incentivo all'esodo di cinque anni di cassa integrazione e fino a 100mila euro, che credo non ci sia mai stato. Gli unici che si sarebbero potuti urtare rispetto a questa proposta sono i cittadini italiani perché era una proposta che costa un sacco di soldi»

«Ieri non ho detto nulla: volevo che tutta l'Italia capisse che Calenda è andato a sbattere contro un
muro di cemento armato senza che nessuno lo aiutasse a fallire. Ha fallito perché non ha una percezione esatta di quello che succede all' Ilva, come probabilmente non ce l'ha anche di altre vertenze che non ha risolto», ha sostenuto Emiliano risposto ai cronisti gli chiedevano della la bocciatura dei sindacati alle proposte del governo sulla vertenza Ilva che ora passerà nelle mani del nuovo governo.

«Emiliano è quello che è. Una mattina vuole chiudere Ilva e la mattina dopo incontra Mittal. Un giorno accusa il Governo di essere al soldo delle lobby e poi richiama Renzi alla correttezza. Ma il problema non è lui. È il Pd che lo tollera, lo blandisce e non dice una parola», ha risposto il ministro dello Sviluppo.

Calenda «era assolutamente cosciente, quando faceva una proposta che non rispondeva alle nostre condizioni, che si sarebbe trovato di fronte a un diniego, perché questo è l'oggetto di una discussione con l'azienda che è una discussione difficile perché non c'è nessuna ragione al mondo per decidere che intanto bisogna diminuire organici», ha commentato Susanna Camusso, segretario generale della Cgil. «Non si capisce perché - aggiunge Camusso - in ragione dei tempi della politica noi dovremmo dire ai lavoratori che invece di essere acquisiti dalla nuova società sono licenziati». Aggiunge Camusso: «Il ministro Calenda sapeva bene, perché glielo andiamo dicendo da mesi, che c'erano tre questioni fondamentali per poter raggiungere un'intesa: il passaggio a Mittal di tutti i lavoratori, la salvaguardia del loro rapporto di lavoro e la salvaguardia delle retribuzioni». 

«Da come sono andate le cose in questi mesi non sono più così sicuro che Mittal sia mai stato interessato all'Ilva», afferma Rocco Palombella, segretario generale della Uilm (il sindacato che a Taranto ha il numero più elevato degli iscritti), dicendosi pronto a ricredersi. «Se Mittal è realmente interessato all'Ilva, a fronte del grande investimento dichiarato, come può - si domanda Palombella - arenarsi di fronte a una questione che riguarda il tema così delicato dei livelli occupazionali?». «Dopo aver ricevuto la proposta di accordo c'erano questioni che andavano analizzate e approfondite - continua - ma non ne abbiamo avuto l'opportunità perché ci è stato chiesto un "sì" o un "no" definitivo da Calenda».«AM InvestCo dal canto suo non ha fatto nessun passo avanti. Noi non riusciamo ancora a capire come sia possibile partire da un organico di 10mila unità con 5 milioni di tonnellate e arrivare a fine piano a 8500 unità con i 9 milioni e mezzo di tonnellate previsti dal Piano Industriale», sottolinea. 

«Sulla questione Ilva condivido il tweet del ministro Calenda», scrive nella sua newsletter Enews l'ex segretario del Pd Matteo Renzi, che rinvia al tweet in cui Calenda, rinviando alla proposta di accordo bocciata dai sindacati, scrive che ora il dossier passa al nuovo governo.

«Il Pd con le sue donne e i suoi uomini di governo, con i suoi parlamentari e i suoi rappresentanti nelle istituzioni ha sempre seguito con attenzione e impegno in questo anno la vicenda di Ilva. Il lavoro che il Governo ha sviluppato fino a qui sulla vertenza è per noi di grande rilevanza e merita certamente di non essere interrotto proprio ora. Il nostro appello è che tutte le parti tornino al tavolo del confronto e chiudano positivamente questo sforzo nell'interesse dei lavoratori coinvolti e delle loro famiglie, del territorio interessato e della sua salvaguardia ambientale e di tutto il Paese». Lo afferma in una nota il segretario reggente del Partito democratico Maurizio Martina.

 

Ultimo aggiornamento: 20:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci