Ikea, giudice: no discriminatorio licenziamento mamma con figlio disabile

Martedì 3 Aprile 2018
Ikea, giudice: no discriminatorio licenziamento mamma con figlio disabile
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Non è stato discriminatorio i licenziamento di Marica Ricutti, ex dipendente Ikea che era ricorsa ai sindacati e al giudice del lavoro per denunciare di essere stata costretta a subire turni insostenibili per la sua condizione familiare: separata e madre di due figli, uno dei quali affetto da un'invalidità al 100%.

Dopo una causa che ha visto raccogliere testimonianze per quattro udienze (insolito per una causa di lavoro), il giudice Silvia Ravazzoni ha stabilito che il ricorso della ex dipendente va rigettato e questo perché la decisione più drastica era motivata da fatti «di gravità tali da ledere il rapporto fiduciario tra datore di lavoro e lavoratore e consentono l'adozione del provvedimento disciplinare espulsivo».
 


Secondo il giudice, dalle carte della causa, «emerge che la società in occasione delle variazioni dei turni decise nel giugno 2017 ha cercato di venire incontro alle esigenze della lavoratrice, sia impostando la turnistica sulla base delle emergenze» della donna, «chiedendo agli altri coordinatori di rendersi flessibili al fine di poterle accogliere, sia accogliendo 15 indicazioni individuate» dalla donna «come assolutamente imprescindibili, su un totale di 17». 

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L'Ikea ha provato «di aver regolarmente concesso negli anni di usufruire permessi ex Legge 104 per l'assistenza ai genitori e successivamente al figlio disabile, senza che ciò abbia influito minimamente» sulla carriera della dipendente che, dal 2000 l'aveva portata al 2017 ad assumere la qualifica di coordinatrice nel reparto Food.: «Il descritto percorso professionale - è scritto nell'ordinanza - esclude quindi che Ikea abbia assunto nei confronti» della donna «una atteggiamento discriminatorio». Il giudice descrive invece gli episodi in cui la donna si è «autodeterminata» gli orari, «senza preavvertite il responsabile, pur consapevole del proprio nuovo orario, in due giornate, nella prima pur in mancanza di una esigenza familiare specifica, nella seconda, pur consapevole dei disagi già in precedenza arrecati e delle contestazioni verbali dei responsabili».

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 «Provato e altrettanto grave» è l'episodio in cui la lavoratrice «ha deciso di fare la pausa all'ora da lei stabilita, senza neppure preavvertire il responsabile e semplicemente ha chiuso la cassa, all'ora di punta, trattandosi di reparto ristorante, senza addurre alcuna plausibile ragione». Ikea, da parte sua, sottolinea che il giudice «ha riconosciuto la gravità dei comportamenti tenuti da Marica Ricutti e, conseguentemente, ha confermato la legittimità della decisione di Ikea di interrompere il rapporto lavorativo». L'avvocato dell'azienda, Luca Failla, spiega che «la decisione, confermata dai testimoni che sono stati ascoltati durante il procedimento, restituisce la verità dei fatti a una vicenda che in questi mesi è stata interpretata in maniera strumentale e di parte, diffondendo tra l'opinione pubblica un'immagine di Ikea che non corrisponde ai valori che esprime nel suo impegno quotidiano verso clienti, dipendenti e fornitori».

Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 15:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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