Nuova sferzata di Marchionne al governo
«In Italia impossibile fare industria»

Mercoledì 31 Luglio 2013 di Giorgio Ursicino
Sergio Marchionne, numero uno di Fiat e Chrysler
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ROMA - In Italia le condizioni industriali restano impossibili. Passano in secondo piano i positivi risultati trimestrali di Fiat di fronte alla decisa posizione dell’ad Sergio Marchionne che ieri, di nuovo, ha rimesso in discussione i futuri investimenti del Lingotto in Italia.

Secondo Marchionne gli investimenti nel nostro paese sarebbero inutili. Nella tradizionale conference call con gli analisti per rispondere alle domande sullo stato di salute dell’azienda, il numero uno di Fiat e Chrysler ha rafforzato le dichiarazioni fatte alla Sevel di Atessa subito dopo le motivazioni della sentenza che ha riconosciuto incostituzionale l’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori: «Se le condizioni in Italia restano quelle attuali, è impossibile gestire bene le relazioni industriali. Anche se ci impegnassimo sugli investimenti, sarebbe un impegno vuoto. Abbiamo chiesto con urgenza al governo di varare delle misure che rimedino a questo vuoto ma per ora non vediamo niente. Stiamo cercando di capire le implicazioni della sentenza per le nostre attività in Italia. Incontreremo anche il sindacato al centro di questo contenzioso, vedremo il risultato».

I vertici del Lingotto vedranno sia Landini che Zanonato. Secondo il manager, la scelta di cambiare i piani è obbligata poiché, con lo scenario attuale, i soldi investiti andrebbero in fumo. Chiede all’esecutivo di intervenire per colmare il vuoto normativo sulla rappresentanza sindacale e conferma l’incontro che Fiat avrà con Maurizio Landini della Fiom giovedì pomeriggio a Roma dopo una riunione in mattinata con le altre sigle sindacali. Sull’argomento è intervenuto anche il ministro per lo Sviluppo, Flavio Zanonato: «Dovrei incontrare Marchionne prima della pausa estiva, prima del 10 agosto. A Grugliasco ho visto un investimento importante che mi ha dato l’idea della volontà di Fiat di rimanere a produrre in Italia. Ragioneremo sulle questioni del piano industriale e sul rilancio della produzione».

Le Alfa Romeo potrebbero essere prodotte all'estero. Ma l’ad di Fiat sembra di parere diverso: «Abbiamo le alternative necessarie per realizzare le Alfa Romeo ovunque nel mondo». Proprio l’Alfa, il marchio più globale della galassia Fiat, potrebbe subire le conseguenze maggiori con il cambio della strategia che prevedeva di produrre in Italia per esportare fuori dall’Europa. L’erede del Duetto nascerà infatti ad Hiroshima, in uno stabilimento Mazda. Il manager, però, si era impegnato a riportare in Italia (probabilmente a Cassino) l’attesissima Giulia derivata dalla piattaforma Giulietta-Dart che in precedenza era destinata a una fabbrica Usa. A questo punto rischia anche la futura ammiraglia a trazione posteriore che era probabilmente destinata a Grugliasco a fianco delle Maserati.

Buoni i risultati della semestrale. Tornando ai conti, «siamo soddisfatti dei risultati del secondo trimestre e anche il resto dell’anno sarà in linea», ha spiegato il manager italo-canadese. Ma, nonostante siano stati confermati i target di Fiat complessivi, Piazza Affari non ha gradito il ridimensionamento di quelli di Chrysler che nell’ultimo periodo ha fatto da locomotiva e ha punto il titolo con un meno 4,2%. In verità, i risultati del trimestre sono migliori di quelli previsti dagli analisti e in crescita rispetto al 2012. L’utile netto è salito da 239 a 435 milioni, l’utile operativo del 9% superando 1 miliardo di euro, i ricavi più 4% a 22,3 miliardi. Nel trimestre è peraltro sceso l’indebitamento (da 7,1 a 6,7 miliardi) ed è rimasta inalterata la liquidità (21 miliardi comprese le linee di credito non utilizzate). Marchionne ha dichiarato che le trattative con Veba proseguono, ma la conclusione non è vicina. E Chrysler potrebbe essere quotata entro fine anno mentre le attività in Europa torneranno in pareggio solo nel 2015.

Ultimo aggiornamento: 22:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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