Bankitalia: «Nel 2014 la BpVi aveva ancora un patrimonio»

Martedì 12 Dicembre 2017
La commissione banche presieduta da Casini (ansa)
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Per la Banca d'Italia nell'estate del 2014 la Popolare di Vicenza era ancora «una banca nella media» e aveva tutte le potenzialità per esaminare l'opzione del matrimonio con Banca Etruria che però una volta portato avanti «sicuramente non sarebbe stato autorizzato». Carmelo Barbagallo, capo della Vigilanza della Banca d'Italia, risponde così al Presidente della Commissione Pier Ferdinando Casini, che gli chiede perché la Banca d'Italia in quella fase «non escluse dal mazzo» dei possibili sposi di Arezzo la banca presieduta da Zonin. La popolare di Vicenza nel giugno 2014 ha ancora «ampia capienza patrimoniale» e non sono ancora emerse le irregolarità che Banca d'Italia verificherà solo nel 2015.

Scontro in commissione di inchiesta sulle banche tra il commissario Gian Pietro Dal Moro (PD) e il capo della Vigilanza della Banca d'Italia, Carmelo Barbagallo, sulla tempistica dell'intervento di Banca d'Italia nel portare alla luce la grave situazione della Popolare di Vicenza quando nel 2014 valutava la possibile acquisizione di Banca Etruria.

Barbagallo ha ricordato che, in base all'ispezione del 2012, la Vicenza era una banca «nella media» e anche secondo 3 advisor «tra i più importanti non solo in Italia la banca veniva qualificata come istituto di adeguato standing». A gennaio 2014 la Bana d'Italia inizio la QR che poi si concluse il 26 ottobre dello stesso anno. «È un processo che dura 10 mesi il cui esito si conosce alla fine. Ma a giugno 2014 non sapevamo (della situazione critica di shortfall in cui versava la Popolare di Vicenza, ndr.) perché il Qr era in corso». A quel punto Dal Moro, che ha evocato l'epoca del governatore Fazio in cui si favoriva la Popolare di Lodi, ha insistito chiedendo conto del perché dopo già 6 mesi di Qr, a giugno la Banca d'Italia non avesse intuito già la situazione stoppando le trattative tra Vicenza e Banca Etruria. «Lei sta dicendo che siamo schizofrenici - ha risposto Barbagallo - perché avremmo appreso in giugno di uno shortfall di capitale che non sarebbe stato colmato e nonostante questo consentivamo a Vicenza di andare avanti con la certezza che poi non avremmo dato l'autorizzazione».

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La Banca d'Italia non ha «chiesto né incoraggiato né tanto meno favorito la Popolare Vicenza ad acquisire Banca Etruria». Lo ha affermato il responsabile della vigilanza di Banca d'Italia, Carmelo Barbagallo, in audizione alla Commissione d'inchiesta sulle banche. In quel momento «la vigilanza non disponeva di elementi per contrastare a priori tale iniziativa che, se si fosse tramutata in istanza formale, sarebbe stata approfondita». 

«L'azione della Vigilanza è stata incalzante», ha spiegato Barbagallo nell'audizione su Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti. Secondo Barbagallo «le irregolarità sono state portate tempestivamente a conoscenza dell'autorità giudiziaria», ma «le risposte delle quattro banche sono state insoddisfacenti» e le «autorità di vigilanza non possono sostituirsi ai soggetti vigilati per evitare che la situazione degeneri».

«La governance delle quattro banche è risultata fortemente inadeguata in tutte le sue articolazioni», ha detto il capo della Vigilanza di Bankitalia. Barbagallo ha precisato che «sulla qualità della governance di tre di queste banche (Marche, Chieti e Ferrara) ha inciso la strategia delle Fondazioni, volta a conservare un ruolo dominante; ne sono conseguiti una riluttanza a ricorrere al mercato dei capitali e atteggiamenti ostili a soluzioni aggregative. Di segno non diverso i problemi della Popolare dell'Etruria, dove al debole controllo degli azionisti ha fatto riscontro l'autoreferenzialità dei vertici aziendali, decisi a mantenere condizioni di autonomia anche a fronte di una situazione sempre più critica».


 

Ultimo aggiornamento: 20:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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