Ue, tutte le battaglie dell'antitrust contro i giganti dell'economia mondiale

Mercoledì 4 Ottobre 2017
Ue, tutte le battaglie dell'antitrust contro i giganti dell'economia mondiale
Alcune, come quella a Microsoft del 2004, sono entrate nella storia. Altre, come i due casi più recenti di Amazon e Apple più che multe vere e proprie sono aiuti da restituire, o tasse evase. Il risultato cambia poco, la guerra dell'Antitrust dell'Unione Europea, al cui vertice oggi c'è il commissario Margrethe Vestager, ha preso di mira molti big del settore tecnologico, che alla fine hanno dovuto regolarizzare la loro posizione con l'Europa, che rappresenta un mercato comunque imprescindibile.

La cifra più alta la dovrà pagare Apple, che dovrà restituire 13 miliardi di euro per evasione fiscale. Soldi che la società fondata da Steve Jobs aveva ricevuto indirettamente come benefici fiscali, e su cui adesso si pronuncerà la Corte di Giustizia Ue. Stessa fine a cui è destinata Amazon, che avrebbe avuto illeciti aiuti di stato da parte del Lussemburgo per 250 milioni di euro.

La lotta di Vestager ha radici lontane almeno 14 anni, quando al suo posto c'era l'italiano Mario Monti. Fu lui ad annunciare la multa di 497 milioni di record a Microsoft per abuso di posizione dominante: allora c'entrava la preinstallazione di Media Player nei pc Windows, ma fu solo la prima di tre battaglie, che hanno portato Bill Gates a versare nelle casse europee 2 miliardi nell'arco di un decennio. 

Nel 2009 finirono sotto la lente d'ingrandimento i processori Intel. Secondo l'antitrust UE l'azienda americana si era garantita una sorta di monopolio grazie a un'offerta molto scontata. Un accordo che avrebbe portato anche al blocco del lancio di prodotti con i processori della concorrente Amd e a 1 miliardo di multa.

Lo scorso giugno è toccato a Google, accusata di aver favorito sul motore di ricerca il proprio sito Shopping a danno della concorrenza. Totale della multa: 2,42 miliardi di euro.

Sempre quest'anno è stata multata anche Facebook, accusata di aver mentito a Bruxelles sulla fusione con Whatsapp e costretta a pagare 110 milioni di euro.

La sanzione più salata per un cartello risale invece al 2016, quando furono coinvolti Daimler, Daf, Volvo e Renault, costrette a pagare 3 miliardi. Deutsche Bank, colpevole di aver realizzato un cartello sui derivati via Euribor e Libor, nel 2013 se l'è cavata con un assegno di "soli" 465 milioni. 

Infine, la sanzione più "economica", l'evasione di Fiat e Starbucks grazie ad accordi fiscali con Lussemburgo e Olanda. I due paesi dovranno recuperare 30 milioni.

 
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