Gualtieri: «Aiuti di Stato alle banche
ma l'Unione europea cambi rotta»

Martedì 28 Giugno 2016 di Rosario Dimito
Gualtieri: «Aiuti di Stato alle banche ma l'Unione europea cambi rotta»
Professor Roberto Gualtieri, Brexit rischia di scaricare sul sistema bancario le incertezze che si aprono in Europa. Chi dovrebbe scendere in campo per primo, i singoli governi o la Bce?
«È fondamentale chiarire che sul piano strutturale la Brexit è destinata ad avere conseguenze negative per il sistema economico e finanziario del Regno Unito, non per l’area euro e per l’Italia. L’Unione deve dimostrare fermezza anzitutto sul piano politico e dimostrare che ha la capacità di opporsi a chi pensa di scaricare al suo interno l’inevitabile confusione determinata dal disastro compiuto da Cameron, facendo “whetever it takes” per preservare la stabilità dell’eurozona. Naturalmente bisogna anche cogliere il messaggio più generale che emerge dal voto, a partire dalla necessità di rafforzare le politiche per la crescita e l’equità sociale e rilanciare con forza il progetto europeo».

È possibile sospendere il divieto sancito dall’intesa sull’Unione bancaria di fine 2014 di far intervenire gli Stati nelle ricapitalizzazioni delle banche con patrimonio insufficiente?
«La direttiva BRRD già prevede, in alcuni casi e a determinate condizioni, la possibilità di interventi pubblici di supporto - sia in termini di garanzia che in termini di ricapitalizzazione - se necessario a preservare la stabilità finanziaria». 

Cosa chiede la Commissione da lei guidata alle istituzioni europee in ambito finanziario ed economico?
«Oltre a completare l’Unione bancaria, occorre una correzione di rotta rispetto all’indirizzo perseguito nella politica sugli aiuti di Stato. In particolare bisogna rispettare la volontà del legislatore che ha chiaramente previsto la possibilità di misure alternative di tipo preventivo da parte dei sistemi nazionali di garanzia dei depositi che non devono essere considerati aiuti di Stato, e rendere effettivamente possibili gli interventi straordinari di ricapitalizzazione previsti dalla BRRD ove necessari. In secondo luogo va rafforzata la svolta a sostegno della crescita nell’interpretazione del patto di stabilità sollecitata dall’Italia con l’iniziativa sulla flessibilità. In terzo luogo serve una roadmap ambiziosa sul completamento dell’Unione economica e monetaria attraverso la costruzione di una capacità fiscale dell’eurozona con cui sostenere politiche sociali e di investimento comuni».
 
Cosa si aspetta dalla Bce che con l’Unione bancaria e la Vigilanza è il garante del mondo bancario?
«Il meccanismo di vigilanza unico deve agire con prudenza e pragmatismo per garantire la solidità del sistema bancario. Come ha chiesto il Parlamento, occorre maggiore coordinamento tra la dimensione micro e macroprudenziale in modo da bilanciare stabilità e crescita. È necessario anche considerare le specificità dei diversi modelli di business ed evitare il paradosso di penalizzare i sistemi bancari con maggiore vocazione al credito rispetto a quelli più esposti in attività finanziarie complesse, come i derivati. Infine, va garantita l’effettiva parità di condizioni con i sist mi bancari non europei, e in questo senso chiediamo grande attenzione nel processo di Basilea IV dove le specificità del sistema bancario Ue devono trovare la giusta considerazione».

Riguardo il rischio dei titoli di Stato, cosa prevede possa fare Comitato di Basilea?
«Intanto è bene ricordare che l’Italia ha vinto la battaglia contro chi proponeva un intervento autonomo a livello europeo sulla cosiddetta ponderazione del rischio sovrano. I falchi e gli irresponsabili sono stati sconfitti, e l’Ecofin ha tolto questo tema dall’agenda rinviando ogni discussione a dopo Basilea. Il rapporto fra rischio paese, sistema finanziario e sistema economico è molto più articolato del solo rapporto banche/titoli sovrani e la discussione a Basilea tiene conto di questa complessità. Mi aspetto che la fondamentale funzione di sostegno alla liquidità del mercato svolta dalle banche nell’acquisto dei titoli di Stato, venga pienamente riconosciuta. È chiaro che ogni misura specifica e aggiuntiva a livello di eurozona sarebbe inaccettabile senza in parallelo avviare la mutualizzazione del debito». 

Dal punto di vista economico finanziario Germania, Francia e Italia che cosa possono modificare al tavolo che dovrebbe veder nascere la nuova Europa?
«Io penso che sia necessario e possibile trovare una sintesi positiva tra l’esigenza di una convergenza delle politiche economiche che rafforzi la competitività dell’Europa e l’innovazione, e quella di un rafforzamento della domanda interna, degli investimenti e della coesione sociale».

Pensa si debba accelerare il cambiamento del bail-in?
«Il principio del bail-in è stato introdotto per contrastare l’azzardo morale e evitare salvataggi a spese dei contribuenti, ma la sua applicazione deve tener conto della stabilità finanziaria. In attesa della revisione prevista nel 2018, la questione fondamentale riguarda la possibilità di utilizzare pienamente i margini di flessibilità previsti dal testo».

Come è possibile tecnicamente diluire i tempi del divorzio con la Gran Bretagna? Basta non presentare l’istanza alla Ue?
«È vero che l’attivazione dell’articolo 50 attraverso la notifica della volontà popolare espressasi nel referendum spetta al governo britannico, ma questo passaggio non può essere dilazionato indefinitamente anche per ridurre l’incertezza per i mercati finanziari e per le imprese, e penso che l’Ue debba e possa porre dei chiari limiti, sia escludendo chiaramente alcun negoziato informale prima dell’attivazione, sia valutando».
 
Ultimo aggiornamento: 09:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA