Pensioni, almeno 38 anni di contributi per uscire con quota 100. Manovra da 40 miliardi

Venerdì 28 Settembre 2018
Pensioni, almeno 38 anni di contributi per quota 100

Ci vorranno almeno 38 anni di contributi per andare in pensione con quota 100. È quanto sta studiando il governo, secondo quanto si apprende da fonti governative.

La quota 100 tra età e contributi per andare in pensione nel 2019 dovrebbe avere dunque un doppio paletto con l'età minima a 62 anni e i contributi a 38 anni. Si pensa anche di bloccare l'aumento dell'aspettativa di vita di 5 mesi per le pensioni anticipate previsto per il 2019. In pratica quindi nel 2019 si potrà continuare ad andare in pensione indipendentemente dall'età avendo 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 3 mesi per le donne) invece che 43 anni e 3 mesi. Nelle intenzioni di Lega e 5 Stelle l'obiettivo sarebbe quello di consentire l'uscita di 400mila persone con un ricambio generazionale che nelle aziende di Stato, secondo Luigi Di Maio, potrebbe valere 2 assunti ogni pensionato.

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Intanto attuare le misure promesse da Lega e Movimento 5 Stelle potrebbe far lievitare il conto della prossima manovra a circa 40 miliardi. Una cifra che nemmeno il deficit al 2,4% del Pil basterebbe a coprire e per la quale
servirebbero altri 13 miliardi di risorse aggiuntive. Nel conto rientrano innanzitutto 12,5 miliardi per disinnescare le clausole Iva, oltre a 3,6 miliardi da destinare alle spese indifferibili e 3-4 miliardi di maggiori interessi sul debito. Un primo blocco di spesa da circa 20 miliardi che, insieme agli effetti della minore crescita, assorbe la maggior parte dell'extra deficit, lasciando a disposizione solo 7 miliardi di euro.

Stando però agli annunci delle due forze di governo, servono anche 10 miliardi per il reddito di cittadinanza, tra i 6 e gli 8 miliardi per riformare la legge Fornero sulle pensioni introducendo quota 100, 1,5 miliardi per risarcire i risparmiatori coinvolti nelle crisi bancarie, 1,5 per ampliare la flat tax sugli autonomi, 1 miliardo per tagliare al 15% l'Ires sugli utili reinvestiti. Senza contare ulteriori eventuali fondi da destinare agli investimenti, su cui il governo continua a insistere. Non è quindi escluso che, al di là degli incassi legati alla pace fiscale, si debba comunque fare ricorso a nuovi tagli, ancora tutti da verificare.

PACE FISCALE FINO A 500MILA EURO - Dopo la resistenza del M5S, contrario ad ogni forma di sanatoria simile a un condono, il tetto per aderire all'operazione di «saldo e stralcio» dei debiti sarebbe sceso da 1 milioni a 500 mila euro.

REDDITO DI CITTADINANZA - Anche in questo caso l'assegno promesso è di 780 euro al mese. La platea sarebbe, secondo Di Maio, di 6,5 milioni di persone, superiore quindi ai 5 milioni di poveri stimati dall'Istat. Il costo annunciato è di 10 miliardi ma distribuire a questa platea l'importo previsto farebbe lievitare il conto ben al di sopra (il contratto di governo parlava di 17 miliardi). La misura potrebbe però partire da marzo o da maggio, preceduta dal potenziamento dei centri per l'impiego. All'intervento sarebbero peraltro destinati gli stanziamenti già previsti per il Reddito di inclusione, pari a circa 2,6 miliardi.

SALGONO LE PENSIONI MINIME - Negli annunci, oltre al reddito, rientrano anche le pensioni di cittadinanza che il M5S vorrebbe a 780 euro a partire già da gennaio. Non è chiaro se all'intervento saranno destinate risorse ad hoc o se si attingerà ai 10 miliardi del reddito di cittadinanza.

FLAT TAX PARTE DAGLI AUTONOMI - La Lega punta ad ampliare la platea di destinatari del regime forfettario dei minimi, che interessa adesso circa 900 mila soggetti portandoli a un milione e mezzo. L'idea è di garantire la flat tax al 15% (che assorbe Iva, Irpef e Irap) a tutti i redditi sotto i 65.000 euro contro gli attuali tetti di 30.000 e 50.000 euro. È al momento in stand by l'ipotesi di una seconda aliquota al 20% per i redditi aggiuntivi fino a 100.000 euro per la quale serve il via libera dell'Ue.

MINI-IRES PER ASSUNZIONI E UTILI REINVESTITI - La tassa sulle imprese potrebbe scendere dal 24% al 15% per le aziende che reinvestono gli utili in macchinari e attrezzature, in ricerca e sviluppo o in nuove assunzioni stabili.

MOLTIPLICATI RISARCIMENTI A RISPARMIATORI - Per gli obbligazionisti e gli azionisti coinvolti nelle crisi bancarie, l'obiettivo è portare il fondo rimborsi a 1,5 miliardi, facendo leva sulle risorse che via via si libereranno dai conti dormienti. Il timing dell'operazione non è stato precisato.

CACCIA ALLE COPERTURE, TAGLI NECESSARI - Oltre al deficit la voce da cui la maggioranza punta ad ottenere maggiori risorse è la pace fiscale. Anche in questo caso, gli annunci parlano di 5 miliardi di potenziale gettito. Fonte di coperture, anche se spalmate in più anni, potrebbe essere la gara 5G che ha già raggiunto i 5,9 miliardi contro i 2,5 stimati nella scorsa legge di bilancio. Ciò non toglie, tuttavia, che si debba probabilmente far ricorso ad una nuova tornata di spending review che potrebbe valere tra i 3 e i 4 miliardi (di cui 1 miliardo già previsto per legge in arrivo dai ministeri) e ad una risistemazione degli attuali incentivi alle imprese, a partire dall'Ace, con cui finanziare il pacchetto fisco.

 

Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 13:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA