Lufthansa, EasyJet e Ryanair in pista per avere rotte e dipendenti in saldo

Mercoledì 26 Aprile 2017 di Umberto Mancini
ROMA Fanno gola alle low cost e alle compagnie tradizionali che, cinicamente, aspettano la liquidazione. Rotte, aerei, e una parte del personale sono lì, pronti o quasi ad essere ceduti a prezzi da saldo. Tutto questo, ovviamente, dopo la nomina del commissario straordinario che deve fare cassa in tempi rapidi, massimo sei mesi. Proprio a questo proposito nelle ultime ore sarebbero cresciute le pressioni del governo su Luigi Gubitosi, presidente in pectore della compagnia, per gestire la partita delle dismissioni, anche in considerazione del fatto che il top manager gode della massima fiducia di banche azioniste e del socio arabo. Gubitosi che avrebbe espresso perplessità dopo l'esito del referendum, adesso avrebbe preso tempo per valutare l'offerta.
Il «no» al piano di salvataggio ha dato una scossa imprevista al risiko del trasporto aereo. Perché, al di là della crisi profonda, il brand Alitalia, adeguatamente riposizionato sul mercato, è un affare, visti i flussi turistici del Belpaese e la posizione strategica tra Europa, Africa e Asia. Per non parlare del fatto che sugli aerei con la livrea tricolore vola anche un passeggero particolare: il Papa.

I CONTENDENTI
Da sempre, proprio per fare concorrenza ad Air France, Lufthansa guarda a Roma. Del resto negli ultimi mesi gli arabi di Etihad, che hanno il 49% dell'ex compagnia di bandiera, supportati da Intesa e Unicredit, hanno cercato di avviare contatti per una partnership industriale. I tedeschi hanno nicchiato, aggiungendo, in via informale, che il discorso si può aprire solo quando i conti della compagnia torneranno in nero e quando il sindacato non sarà più un ostacolo. Ora con la liquidazione alle porte, potrebbe tornare d'attualità l'idea, già circolata un paio di mesi fa, di fare di Alitalia una piccola compagnia regionale a guida teutonica. Con circa 5 mila dipendenti in meno, stipendi ridotti del 30% e Fiumicino, nuovo hub del potente network di Lufthansa nel Sud Europa. Un vettore che, nei piani dei tedeschi, dovrebbe avere un numero mirato di voli domestici e solo collegamenti europei ed intercontinentali capaci di generare reddito.

Se Lufthansa sta alla finestra osservando la preda, Ryanair si è già mossa. La compagnia irlandese, per bocca del vulcanico ad Michael O'Leary, ha fatto capire di essere pronta rilevare le rotte a medio e corto raggio di Alitalia e, pare, anche una parte del personale navigante, applicando però il contratto low cost. Proprio O'Leary aveva spiegato in una intervista che Alitalia non potrà «mai guadagnarci in un mercato come quello italiano dove ci siamo noi e non potrà nemmeno operare anche come una low cost sia perché i sindacati diranno no, sia perché non riusciranno a offrire tariffe, come le nostre, a 9,99 euro».

Anche Easyjet e Vueling, due realtà in forte crescita proprio a Roma, stanno analizzando il dossier in gran segreto, fiutando l'affare, soprattutto adesso che il commissario straordinario dovrà iniziare i sondaggi sul mercato. Non bisogna escludere nemmeno le grandi compagnie americane, Delta Airlines in primis, che vogliono crescere sul mercato europeo. Spetterà al commissario straordinario decidere in fretta, con la consapevolezza che una vendita in blocco consentirebbe un maggior guadagno. Lo spezzatino o, peggio, la liquidazione, sarebbe invece un affare solo per gli acquirenti.