La missione difficile di ridurre il debito con minore crescita e zero dismissioni

Domenica 2 Settembre 2018 di Luca Cifoni
La missione difficile di ridurre il debito con minore crescita e zero dismissioni
È il rapporto tra debito pubblico e Pil l'indicatore davvero importante per un governo impegnato a schivare le turbolenze sui mercati. Lo sapeva bene Pier Carlo Padoan e anche il suo successore Tria si muove sulla stessa linea quando ricorda che al di là dei vincoli europei, comunque da rispettare, il giudizio che conta è quello di chi investe sui titoli della Repubblica italiana. Dunque l'intenzione è proseguire quel percorso di discesa iniziato un po' faticosamente lo scorso anno, quando il rapporto debito/Pil è passato dal 132 al 131,8 per centro del prodotto.
Naturalmente l'esecutivo giallo-verde potrebbe argomentare - anche con qualche ragione - che il consuntivo di fine 2018 dipenderà anche dall'operato della precedente maggioranza, che ha impostato le misure e i saldi dell'anno in corso.

Ma resta il fatto che un'inversione di tendenza non sarebbe vista bene a livello internazionale e a quel punto ad affrontarne le conseguenze sarebbero gli attuali inquilini di Palazzo Chigi e di Via Venti Settembre. Il punto è che il compito di far calare ancora l'incidenza della massa del debito sul prodotto si presenta non esattamente facile. Nel Documento di economia e finanza approvato ad aprile è stato indicato un valore del 130,8 per cento, in miglioramento di circa un punto. Nei cinque mesi trascorsi però alcune cose sono cambiate, a partire dalle prospettive di crescita del Pil, decisamente meno brillanti. Il Tesoro stimava per quest'anno un incremento del Pil nominale (inclusa quindi l'inflazione) pari al 2,9 per cento, che potrebbe non concretizzarsi, incidendo negativamente sul denominatore. E alla discesa del debito dovrebbero concorrere anche privatizzazioni per circa 5 miliardi (lo 0,3% del Pil) dopo che lo scorso anno questa voce aveva fruttato zero.

I COLLOCAMENTI
Il governo LegaM5S sembra però intenzionato a non portare avanti nemmeno i collocamenti già in programma e non è chiaro quali potranno essere i proventi delle operazioni immobiliari. Ci sono poi una serie di fattori tecnici che non giocano a favore. Come indicato nello stesso Def, il Tesoro deve tener conto del fatto che il prossimo anno si presenterà un volume di titoli di Stato in scadenza più elevato rispetto a quello del 2018 (tra l'altro in concomitanza con il venir meno dell'azione della Bce sul mercato secondario). Per questo a fine 2018 è stato preventivato un rafforzamento delle disponibilità liquide del Tesoro presso la Banca d'Italia, ovvero il fieno in cascina che permette di gestire con meno patemi la massa del debito. Ci sarà quindi un po' meno margine per ridurre queste giacenze e ottenere un momentaneo miglioramento del rapporto debito/Pil.
 
Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 19:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA