Fmi: in Italia ancora troppi crediti deteriorati, ora avanti con le riforme

Martedì 25 Luglio 2017
Fmi: in Italia ancora troppi crediti deteriorati, ora avanti con le riforme

In Italia i progressi per la riduzione dei crediti deteriorati sono stati troppo lenti, con un calo di solo il 5% rispetto al picco del 2015. Lo afferma il Fondo monitario internazionale. In Italia, che ha il più elevato ammontare di crediti deteriorati all'interno di Eurolandia «i progressi sono stati troppo lenti, con una riduzione di solo il 5% rispetto al picco del 2015» mette in evidenza il Fmi.

L'ammontare dei crediti deteriorati nell'area euro è calato negli ultimi due anni di 160 miliardi di euro, ma lo stock resta elevato a circa 1.000 miliardi di euro, precisa il Fmi, invitando le autorità a portare avanti ulteriori sforzi per affrontare il problema e migliorare la bassa redditività delle banche. Un tassello cruciale per rafforzare il sistema è anche il completamento dell'Unione Bancaria.

L'Italia, così come la Francia e il Portogallo, dovrebbe approfittare dell'attuale ripresa per avviare il debito su una traiettoria di riduzione. E dovrebbe continuare sulla strada delle riforme, con priorità all'aumento della concorrenza nei mercati dei servizi e dei prodotti e a una maggiore efficienza del settore pubblico, sottolinea ancora l'organismo di Washington, mettendo in evidenza come l'Italia dovrebbe «allineare i salari alla produttività» e continuare le riforme sulla giustizia civile.

La ripresa di Eurolandia si sta rafforzando: l'outlook di breve periodo è «favorevole» con una crescita prevista all'1,9% nel 2017 e all'1,7% nel 2018, continua il Fmi sottolineando però che nel medio e lungo termine restano «significativi» rischi al ribasso, fra i quali la strutturale debolezza del sistema bancario e il possibile erodersi dell'appoggio politico all'integrazione europea. Per il 2019 e 2020 il Fmi stima una crescita dell'1,6%, mentre per il 2020 e 2021 dell'1,5%. 

Cala la disoccupazione nell'area euro. Il Fmi prevede una flessione al 9,2% nel 2017 dal 10,0% del 2016. Il trend di ribasso proseguirà negli anni successivi, con il tasso di disoccupazione che scenderà all'8,8% nel 2018 e all'8,5% nel 2019. 



 

Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 15:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA