Facebook, il fisco italiano si aspetta almeno 100 milioni l’anno

Mercoledì 13 Dicembre 2017 di Andrea Bassi
Facebook, il fisco italiano si aspetta almeno 100 milioni l’anno

Al Tesoro la notizia è stata accolta con soddisfazione. La decisione di Facebook di creare una struttura di vendita locale, e dunque di pagare le tasse in Italia, è giudicata «molto positiva». Un cambiamento, definito dalle stesse fonti del ministero, «importante» e che va nella «giusta direzione», ossia i redditi vanno «dichiarati e tassati dove vengono prodotti». Ma prima di tirar fuori lo champagne dalla ghiacciaia e far saltare i tappi, sarà meglio attendere. Che la decisione di Facebook sia una svolta nella lunga battaglia tra gli Stati nazionali e gli «Over the top», i giganti della rete, sono tutti d’accordo. Anche chi, come il presidente della Commissione bilancio della Camera, Francesco Boccia, ha da tempo intrapreso una crociata personale per far pagare le tasse a Mark Zuckeberg e compagni. «È finita un’epoca», dice al Messaggero, «fino ad oggi hanno accumulato ricchezze inimmaginabili, ma adesso hanno capito che il mondo è cambiato». Ma la domanda alla quale rispondere è un’altra: quanti soldi effettivamente arriveranno nelle casse dell’Agenzia delle Entrate? La risposta non è semplice, anche considerando che Facebook ha un procedimento aperto con il Fisco italiano. Google ha chiuso le sue pendenze versando 350 milioni di euro e dichiarando, a settembre di quest’anno, anche lei una «stabile organizzazione in Italia». Qualcun altro, come Amazon, ha una stabile organizzazione e paga le tasse in Italia, già dal 2015. I colossi del web si stanno adeguando lentamente, ma per fare i conti è ancora presto perché sono sempre stati gelosi degli effettivi fatturati realizzati nei vari paesi, Italia inclusa. Il principale dato ad oggi disponibile è uno studio fatto dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, che è riuscito ad ottenere dall’Autorità delle garanzie delle Comunicazioni alcuni numeri sui reali fatturati italiani di Facebook e di Google. E ha provato a fare qualche calcolo sui possibili incassi per il Fisco.

LO STUDIO
La società di Zuckeberg, secondo quanto riportato nel documento dell’UpB, nel 2015 avrebbe raccolto in Italia 233 milioni di euro di pubblicità, fatturando solo 8 milioni nel paese e i restanti 225 milioni in Irlanda. Insomma, se su queste somme si applicassero Ires e Irap, la società dovrebbe pagare una sessantina di milioni di tasse. Il calcolo però non è così semplice. Anche perché oltre ai ricavi è certo che Facebook sposterà nella struttura italiana anche una serie di costi. Se questi fossero simili a quelli medi delle altre società italiane, l’Ires da versare nel paese, secondo le simulazioni dell’Uffici parlamentare di Bilancio, si ridurrebbero a 6,2 milioni di euro. Se va bene. Anche perché Facebook è già dovuta “emergere” in Gran Bretagna dove, da qualche anno, è stata applicata una «web tax» sui giganti del web. Londra fino al 2015 non ha incassato un euro, perché la branch locale di Facebook ha sempre dichiarato di chiudere i bilanci in perdita. La vera partita, in realtà, non riguarda la tassazione dei profitti degli Over the top. Riguarda un’altra imposta, quella sul valore aggiunto: l’Iva. «In Italia»; spiega ancora Boccia, «il commercio elettronico vale 40 miliardi di euro. Di questi 40 miliardi, meno del 10%», dice, «è effettuato con fatture italiane. Il solo mercato dei servizi, dove ricade Facebook, vale 22 miliardi. Se tutte le multinazionali del web dichiarassero la stabile organizzazione il gettito per lo Stato salirebbe di 5-6 miliardi l’anno». Uno studio del Lef, l’associazione per la legalità e l’equità fiscale, aveva calcolato la perdita di gettito complessiva per l’erario italiano su Google e Facebook, indicandola, rispettivamente, in 549 e 370 milioni all’anno in un triennio. Per Facebook, in pratica, più di 100 milioni l’anno. Se queste risorse effettivamente arriveranno nelle casse dell’Agenzia delle Entrate lo si scoprirà, però, soltanto nel prossimo futuro.
 

Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 08:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA