Iva, per cancellare gli aumenti serve l'accordo su un decreto legge

Mercoledì 14 Marzo 2018 di Luca Cifoni
Sul carrello della spesa incombe l'aumento Iva dal 2019
Sia il leader del Movimento 5 Stelle che quello della Lega si dicono a favore della cancellazione degli aumenti Iva che scatterebbero dal primo gennaio 2019 per effetto delle cosiddette clausole di salvaguardia: l'aliquota ordinaria passerebbe dal 22 al 24,2 per cento e quella ridotta dal 10 all'11,5. Si tratta di incrementi che gli ultimi governi hanno previsto provvisoriamente in attesa di poter sostituire i relativi introiti con altre misure, cosa che è effettivamente avvenuta fino al 2018.

Ora bisogna muoversi appunto per il prossimo anno. Luigi Di Maio incontrando la Confcommercio ha indicato un percorso abbastanza chiaro: «Nell'ambito del dialogo con tutte le forze politiche in Parlamento, che riguarderà sicuramente i prossimi due mesi cui c'è anche il Documento di economia e finanza da approvare - ha detto - io chiederò, e spero che convengano tutti, che le clausole di salvaguardia vengano disinnescate subito e non vadano rinviate per questioni tecniche anche se non si è ancora formato il nuovo governo».

Concretamente, toccherebbe quindi al governo Gentiloni, in carica per l'ordinaria amministrazione, predisporre un decreto legge: serve questo strumento perché il Documento di economia e finanza è appunto solo un documento politico, sul quale le Camere possono votare risoluzioni che però non sono atti normativi. Il punto è dove trovare i 12,5 miliardi necessari per il solo 2019 (altri 19,2 serviranno per il 2020). Di Maio ha fatto più volte riferimento alla spending review, la revisione della spesa, che però ha margini limitati. Verosimilmente, i partiti disposti a votare la conversione in legge del decreto dovrebbero concordare le misure con il ministero dell'Economia almeno in linea di massima: non sarà facilissimo trovare un'intesa, soprattutto se al nostro Paese fosse poi richiesto dall'Unione europea di realizzare un ulteriore intervento correttivo da 3,5 miliardi in corso d'anno, per rispettare gli impegni sul 2018.
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