Brexit, ecco cosa cambia per l'Italia

Giovedì 30 Marzo 2017 di Roberta Amoruso
Brexit, ecco cosa cambia per l'Italia


Occupazione/ Più difficile trovare lavoro
Chi lavora in Gran Bretagna e paga le tasse già da 5 anni può richiedere un permesso di residenza o di cittadinanza, anche doppia magari: italiana e inglese. Se invece non si è certi di restare si può richiedere un visto di lavoro da rinnovare ogni 2-3 o fino a 5 anni. Chi pensa invece di trasferirsi nel Regno Unito in futuro, dovrà aspettare il risultato dei negoziati tra Londra e Bruxelles. Negoziati che saranno tutt’altro che rapidi. In bilico ci sono, infatti, i vantaggi finora garantiti dall’appartenenza comune all’Unione Europea. In particolare, potrebbe essere più difficile per gli italiani, e gli europei in generale, andare a Londra per cercare un lavoro. L’occupazione andrà trovata ovviamente prima della partenza dall’Italia.

Residenza/ Certificazione per il permesso
In Gran Bretagna risiedono oltre 600 mila italiani per lavoro o studio, di cui circa 450 mila sono a Londra. Si tratta di una delle più grandi comunità dei nostri connazionali all’estero. Di questi, meno della metà sono registrati all’anagrafe britannica. Agli altri sarà chiesto con la Brexit di certificare e dimostrare la propria residenza per poi ottenere il permesso di residenza. Quasi impossibile al momento fare previsioni, ma è sicuro che ci sarà molta incertezza soprattutto nel corso di quest’anno di avvio dei negoziati, ma probabilmente il primo accordo riguarderà proprio la posizione dei cittadini europei - e quindi anche degli italiani - in Gran Bretagna e di quelli britannici in Europa. Tutto secondo un principio di reciprocità.

Studio/ Esenzioni fiscali a rischio
Prima della Brexit studenti britannici e italiani avevano uguali diritti. Dalla possibile esenzione dalle tasse universitarie all’accesso ai finanziamenti bancari per pagarle. Tutto questo potrà essere messo in discussione e può diventare più costoso anche studiare. Basti pensare che finora gli europei pagavano una retta annuale per l’Università di circa 9mila sterline, come i britannici, e meno degli studenti extra-Ue che pagano tra le 14mila le 19mila sterline. In bilico anche il progetto Erasmus. Il Regno Unito potrebbe essere escluso dall’accordo. Ma non è scontato visto che negli anni è stato aperto anche a Paesi non Ue come Norvegia, Turchia, Islanda e Liechtenstein considerati paesi partner. Possibili conseguenze anche per i ricercatori, visto che in Inghilterra i fondi per la ricerca sono finanziati dall’Ue. 

Export/ Sterlina debole danni limitati
L’Italia pagherà uno dei conti meno salati nell’Ue insieme all’Austria. A sostenerlo è Standard & Poor’s, che calcola il nostro interscambio di beni e servizi con il Regno Unito intorno al 3% del Pil. Resta il fatto che la svalutazione della sterlina sull’euro ha già lasciato il segno sulle esportazioni italiane (-0,5% da luglio a dicembre 2016). E secondo le stime dell’Ocse l’export del made in Italy tanto caro a Londra (mezzi di trasporto, macchinari, abbigliamento, alimentari e bevande) potrebbe avere un effetto negativo pari all’1% nel 2018. A luglio scorso, invece, la Sace, la compagnia di assicurazioni controllata dalla Cassa depositi e prestiti, prevedeva per il 2017 un calo dell’export verso la Gran Bretagna valutato fra il 3 e il 7%,con una perdita che si aggira fra i 600 milioni e 1,7 miliardi di euro.

Fisco/ Possibili nuovi dazi e barriere
La valutazione sull’impatto della Brexit dipenderà dalla capacità di Regno Unito ee Europa «di raggiungere un accordo e di raggiungerlo in fretta», dice l’agenzia di rating Moody’s. Che vede tuttavia come scenario centrale un accordo in cui sono mantenute per la maggiore parte, seppure non tutte, le attuali relazioni commerciali. Il rischio è che senza un accordo si arrivi all’introduzione di nuovi dazi o barriere non tariffarie. Con tanto di applicazione delle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio. E chissà tra quanto tempo. Intanto, però, guardando al bilancio Ue, va detto che l’uscita del Regno Unito potrebbe costringere tutti i Paesi dell’Unione a pagare una quota più generosa di partecipazione al bilancio di Bruxelles. L’Italia finora pagava 17 miliardi e 693 milioni. In futuro potrebbe essere chiamata a versare fino a 19 miliardi, 1 miliardo e 307 milioni in più.

Turismo/ Passaporto e costi più alti
Grossi cambiamenti in arrivo anche per chi vuole andare a Londra in vacanza. Per fare il classico weekend nella capitale inglese ci vorrà il passaporto e non più soltanto la carta d’identità. Non sarà più garantita la copertura sanitaria della tessera europea, ma bisognerà stipulare un’assicurazione come succede per i viaggi negli Stati Uniti. Non solo. Si prevedono pesanti rincari delle tariffe - da e per la Gran Bretagna - quando il Paese uscirà formalmente dall’Unione Europea. Ma al di là dei prezzi, sul tavolo c’è l’accordo europeo “Cielo aperto“ che consente i voli tra Regno Unito e Ue. Dopo l’uscita formale del Paese dall’Europa potranno poi esserci pesanti aggravi tariffari per i viaggiatori che utilizzeranno il telefonino in Gran Bretagna. Al momento, però, vista la svalutazione della sterlina, la Brexit rappresenta un vantaggio per i turisti che utilizzano l’euro.

Borsa/ Piazza Affari avrà più peso
Ora che la fusione tra London stock exchange e Deutsche Boerse è saltata, il cuore di Lse - Borsa italiana - sembra avere più valore nel gruppo. Non solo perché Lse ha rispedito al mittente la richiesta dell’Antitrust di cedere la piattaforma Mts di Milano, di fatto definendola strategica. Ma in considerazione del fatto che le prospettive di Milano come piazza finanziaria sono rilanciate. Infatti la capitale lombarda rappresenta l’unica anima del gruppo che ha i diritti di passaporto per offrire servizi nell’Ue. Quanto ai riflessi sui mercati, ora che le negoziazioni entreranno nel vivo la Brexit potrebbe seminare volatilità e vulnerabilità, secondo gli esperti di State Street. Potrebbe infatti esporre i mercati a una maggiore vulnerabilità rispetto ai commenti da parte di funzionari britannici o europei su quanto emergerà dalle discussioni iniziali. Insomma, il rischio-notizia è tornato. 

Investimenti/ Un’opportunità i capitali in fuga
L’Italia è pronta a cogliere le opportunità della Brexit.

Questo ha raccontato agli investitori la delegazione di Palazzo Chigi a Londra. Lo fa «introducendo un maggiore taglio di tasse per le imprese e benefici fiscali per chi vuole tornare in Italia». Senza contare la “flat tax” da 100 mila euro per i ricchi che trasferiscono la residenza in Italia. Del resto, sono molti i gruppi che stanno lasciando il Regno Unito perché non vedono certezze per le regole future. Mentre le banche extra-Ue e le banche inglesi devono trovare nuove basi in Europa dalle quali poter sfruttare i diritti di passaporto Ue. Non ci sarà una nuova Londra, a quanto pare, ma ogni banca sta studiando piani di trasloco diversi in Europa. Un’opportunità da non perdere anche per Milano. 

Ultimo aggiornamento: 31 Marzo, 12:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA