Alitalia, missione in Usa per Luigi Gubitosi

Martedì 18 Aprile 2017 di Umberto Mancini
Alitalia, missione in Usa per Luigi Gubitosi

Non ha perso tempo Luigi Gubitosi, presidente in pectore di Alitalia e futuro “dominus” dell’azienda. Nel week end pasquale è volato negli Usa per parlare di alleanze, studiare nuove rotte, fare un primo giro d’orizzonte. Per questo avrebbe incontrato in un meeting riservato i vertici di Delta Airlines e preso contatto anche con altri vettori, consapevole che il futuro si gioca tutto sulla riconquista del mercato a lungo raggio e, ovviamente, sulla drastica riduzione dei costi.

Il top manager non ha quindi aspettato l’esito del referendum tra i lavoratori sull’accordo raggiunto tra azienda e sindacati, per muoversi. E, come nel suo stile, ha giocato d’anticipo, dando per scontato, con un pizzico di coraggio, che alla fine della consultazione - il risultato arriverà domenica prossima - prevarranno le ragioni del «sì», ovvero il senso di responsabilità degli oltre 12 mila dipendenti di fronte ai nuovi sacrifici richiesti. 

LA SFIDA
Gubitosi sa bene - ed è scritto anche nel piano industriale - che l’attuale struttura di alleanze è fortemente penalizzante per Alitalia visto che, in virtù di accordi capestro che sono stati già disdetti alla fine del 2016, favorisce sostanzialmente Air France e Delta. Va quindi totalmente ripensata. Come si ricorderà, l’accordo con i francesi era stato concluso nel lontano gennaio 2009 da Roberto Colaninno e Rocco Sabelli in uno scenario ben diverso dall’attuale. 

Adesso invece tra le ragioni che hanno indotto Alitalia, spinta dal socio forte Etihad, a rompere con i francesi c’è anche la volontà di riappropriarsi degli slot dell’aeroporto di Linate oggi utilizzati da Air France e Klm per avere più libertà nei voli di lungo raggio in partenza da questo scalo. L’obiettivo di Gubitosi è puntare deciso ad una espansione sulle ricche rotte del Nord America, crescita fino a ora preclusa dalle vecchie intese, rivedendo i patti siglati con Delta Airlines e, più in generale, tutte le joint venture internazionali. Un problema non di poco conto visto che uscire da Skyteam potrebbe costare caro: si parla di una penale di oltre 200 milioni di euro. Su tutti questi fronti il manager è al lavoro, perché senza un aumento dei ricavi non si può uscire dal tunnel.

Da tempo, si parla di un possibile avvicinamento tra Alitalia e Lufthansa. La prima vera alternativa industriale all’attuale assetto sarebbe già sul piatto da mesi. Ma i tedeschi hanno fatto capire che sono pronti a discutere solo dopo che i conti saranno tornati sotto controllo. Più facile invece avviare una trattativa con le low cost, interessate a rilevare le tratte sul corto e medio raggio di Alitalia e già pronte, come Ryanair, a sedersi al tavolo. 

Intanto in vista del referendum, la Cub Trasporti e l’Air Crew Committe (il Comitato del personale aereo navigante) hanno reso noto di aver costituito un «Comitato per il No» e di aver formalizzato a Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil Trasporti, Ugl Trasporto aereo, Anpav e Anpac, la richiesta di partecipazione al Comitato Elettorale. Oggi le sigle sindacali si incontreranno per definire i dettagli della consultazione che partirà mercoledì 19 aprile per concludersi probabilmente domenica o al massimo lunedì 24 aprile. Da definire anche il quesito da sottoporre ai 12.500 dipendenti della compagnia. La verifica dell’esito del referendum, dal quale dipende la firma dell’accordo per il salvataggio di Alitalia, è già stata fissata per il 26 aprile al ministero dello Sviluppo Economico. 
 

Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 08:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA