Nel 2018 una correzione da 7 miliardi spazio per un taglio del cuneo fiscale

Venerdì 2 Giugno 2017 di Luca Cifoni
Nel 2018 una correzione da 7 miliardi spazio per un taglio del cuneo fiscale
ROMA Se la commissione europea condividerà la posizione italiana espressa dal ministro Padoan, che annuncia un aggiustamento strutturale pari allo 0,3 per cento del Pil nel 2018, il governo che dovrà fare la prossima legge di bilancio avrà un impegno certamente meno gravoso anche se comunque significativo: dovrà trovare circa 7 miliardi per mettersi in condizione di poter annullare i previsti aumenti dell'Iva e poi con un poì più di margine mettersi a caccia di ulteriori risorse per finanziarie le scelte di politica economica: riduzione delle tasse sul lavoro, incremento della dote per il contratto dei dipendenti pubblici, spinta agli investimenti e così via.

I SALDI STRUTTURALI
Per orientarsi tra i numeri occorre per prima cosa capire quale è esattamente la novità annunciata dal ministro dell'Economia. L'Italia, ha scritto Padoan alla commissione, intende conseguire nel 2018 un aggiustamento strutturale dello 0,3% del Pil, (circa 5 miliardi) invece dello 0,8 (poco meno di 14 miliardi) che era stato previsto con il recente Documento di economia e Finanza (Def). Strutturale vuol dire che si parla di saldi calcolati al netto delle voci una tantum e corretti per il ciclo economico: non si tiene quindi conto dell'effetto delle passate recessioni sui conti. Attenzione: l'aggiustamento si intende effettuato da un anno all'altro, ovvero tra il 2017 e il 2018. Ma come dovrà operare il governo sui conti del 2018, per correggerne eventualmente la tendenza?

Da qui all'autunno possono cambiare un po' di cose e lo stesso andamento dell'economia migliore delle previsioni potrebbe dare una mano; ma a parità di condizioni, quello sconto dello 0,5 per cento del Pil (0,3 invece che 0,8) permette di fissare più in alto l'obiettivo di deficit nominale (non corretto quindi): più o meno 1,7 per cento del Pil invece dell'1,2 indicato nel Def. Poi al momento di mettere nero su bianco la legge di bilancio il governo dovrà per prima cosa onorare l'impegno politico di non far scattare gli aumenti di Iva e accise: dopo il primo parziale intervento della manovrina ne restano per 15,7 miliardi, circa lo 0,9 per cento di Pil. Le minori entrate porterebbero il disavanzo nominale al 2,1% (dall'1,2), quindi per rispettare l'impegno servirebbe una correzione di 0,4 punti: circa 7 miliardi.

LE COPERTURE
A quel punto il deficit non potrà più salire e l'esecutivo dovrà trovare un'adeguata copertura finanziaria per tutte le maggiori spese o le minori entrate richieste dalle proprie scelte di politica economica. Ipoteticamente, un paio di miliardi per ridurre il cuneo fiscale e un almeno altro per i contratti pubblici, più i nuovi fondi per gli investimenti e una serie di esigenze indifferibili che si presentano ogni anno. Il conto finale, la cosiddetta manovra lorda, si dovrebbe collocare quindi tra i 10 e i 15 miliardi, probabilmente più vicino a questo secondo valore. Dove andare a cercare questi soldi? La lista degli interventi è più o meno la stessa: ulteriori recuperi di gettito in chiave anti-evasione grazie a misure del tipo split payment e alla fatturazione elettronica, sforbiciata alle numerose agevolazioni fiscali, nuova fase delle revisione della spesa, con margini che appaiono però ridotti.
 
Ultimo aggiornamento: 10 Novembre, 19:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA