Draghi: «A dicembre valutiamo fine Qe, aumento spread per sfida a regole Ue»

Venerdì 16 Novembre 2018
Draghi: «A dicembre valutiamo fine Qe, aumento spread per sfida a regole Ue»
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La fine del Quantitative easing (Qe), il piano di acquisto titoli per sostenere l'economia dell'eurozona, potrebbe essere rimessa in discussione e anche l'aumento dei tassi potrebbe essere rinviato. E' il messaggio lanciato oggi dal presidente della Bce Mario Draghi nel corso del suo intervento presso l'European Banking Congress a Francoforte.

L'inflazione di base dell'Eurozona «continua a oscillare intorno all'1% e deve ancora mostrare una tendenza al rialzo convincente», ha detto Draghi. Ciò potrebbe avere ripercussioni sull'addio al Qe, programmato a fine dicembre: se i dati in arrivo confermeranno la convergenza verso gli obiettivi la Bce procederà come stabilito. Ma «il consiglio ha anche notato che le incertezze sono aumentate» e dunque «a dicembre, con le nuove previsioni disponibili, saremo più in grado di fare una piena valutazione».

«La mancanza di consolidamento fiscale nei Paesi ad alto debito aumenta la loro vulnerabilità agli shock, che siano auto-prodotti mettendo in forse le regole dell'Unione monetaria, o importati tramite il contagio. Finora, l'aumento degli spread è stato in gran parte limitato al primo caso e il contagio è stato limitato», ha proseguito il presidente della Bce, riferendosi implicitamente all'Italia senza mai nominarla. «I Paesi ad alto debito non devono aumentarlo ulteriormente, e tutti i Paesi devono rispettare le regole dell'Unione», ha proseguito Draghi.

«Non c'è assolutamente alcuna ragione per cui l'espansione dell'Eurozona debba interrompersi improvvisamente. Un rallentamento graduale è normale», ha poi aggiunto il presidente della Bce, a pochi giorni dai dati che hanno mostrato una crescita stagnante in Italia e negativa in Germania nel terzo trimestre. Draghi ha spiegato poi che sulla crescita pesa l'effetto sulla fiducia, e gli investimenti delle imprese, che stanno avendo i dazi proposti (dall'amministrazione americana) e dunque «dobbiamo monitorare questi rischi sul piano commerciale molto attentamente nei prossimi mesi».

«Nel corso degli ultimi anni l'occupazione nell'area euro è cresciuta di 9,5 milioni di posti di lavoro, aumentato di 2,6 milioni di impieghi in Germania, 2,1 milioni in Spagna e 1 milione in Francia e in Italia». Sono le cifre fornite da Draghi. «Questa crescita - ha detto - è simile a quella registrata nei cinque anni prima della crisi quando l'occupazione è cresciuta di 10 milioni di posti di lavoro. In quel periodo tuttavia, circa il 70% della crescita dell'occupazione è stata registrata nell»età primarià, cioè quella compresa tra i 25 e i 54 anni. Dal 2013 in poi invece oltre il 70% della crescita dell'occupazione ha riguardato la fascia di età compresa fra i 55 e i 74 anni. Questo riflette in parte l'impatto delle riforme strutturali, come quella ai sistemi pensionistici».

 
Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 16:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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