Il Sud è in rimonta ma i giovani restano al palo. Boccia: «Serve patto intergenerazionale»

Mercoledì 19 Luglio 2017 di Giusy Franzese
Vincenzo Boccia
Il Mezzogiorno va avanti nella sua rimonta. Nel primo trimestre 2017 le imprese attive sono state 8 mila in più, segno di una ritrovata «natalità», contro il calo dello 0,3% registrato nel resto del Paese. Le start up innovative sono
aumentate del 29,1%. L'export è salito a 10,3 miliardi, in aumento del 12,7% contro una media nazionale del 9,7%.  Prosegue l'aumento delle società di capitali (+16 mila nel I trimestre 2017 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno), ad un ritmo doppio rispetto al Centro-Nord, un chiaro segnale di irrobustimento del tessuto produttivo. Sono solo alcuni dei dati positivi che emergono dal check up di metà anno che Confindustria e Srm, il centro studi del Gruppo Intesa Sanpaolo, dedicano all'economia e alla società meridionale.
Particolarmente «brillante» è stata la performance del settore macchinari che ha registrato ricavi in crescita del 7,3% ed addetti in aumento del 2,7%. La rimonta iniziata nel 2015 (le regioni del Sud sono cresciute pià della media nazionale) è ancora in pieno svolgimento, quindi, trainata dall'industria in senso stretto il cui valore aggiunto è cresciuto, nel 2016 del 3,4%, oltre 2 punti in più della media nazionale.  Ma la strada è ancora lunga. Quattro indicatori su cinque, ad eccezione dell'export, sono infatti ancora al di sotto dei livelli pre-crisi. Con la conseguenza che la disoccupazione resta altissima, quasi il doppio della media nazionale, e quella giovanile ha raggiunti livelli quasi indicibili: il 56,3%. «Elevato» anche il numero dei Neet, dei giovani che non studiano e non lavorano: sono 1 milione e 800 mila al Sud (più di metà del dato nazionale).
E proprio la questione giovani  rischia di essere il «detonatore» del futuro. «Se vogliamo risolverla dando le pensioni ad altri e un contentino ai giovani siamo sulla strada sbagliata
» dice il numero uno di Confindustria, Vincenzo Boccia. Che rilancia l'idea del «patto intergenerazionale», di «un grande piano per i giovanim, per farli entrare nelle fabbriche».  «Non si può continuare a parlarne senza fare niente. Dire che gli diamo la pensione, quando ancora non hanno un lavoro, è offensivo. Basta chiacchiere, servono i fatti» sbotta il presidente degli industriali italiani.  Ingrediente essenziale del patto dovrebbe essere il taglio del cuneo fiscale sui nuovi assunti per 3 anni. «Costerebbe un terzo del progetto pensioni di cui abbiamo sentito parlare negli scorsi giorni» afferma Boccia. E poi porterebbe  tre risultati contemporaneamente: «Si aiuta chi assume e si migliora la competitività delle imprese; si dà un progetto di vita ai giovani e questo ha un grande effetto psicologico, quindi riattiva la fiducia; si crea una società più giusta e generosa». 
Il mood generale resta comunque positivo. C'è la volontà degli imprenditori meridionali di risalire la china, ma hanno anche funzionato - riconoscone Confindustria -  alcune misure messe in campo dal governo:  in particolare il credito di imposta così come modificato dal Parlamento questa primavera. In quasi un anno, tra giugno 2016 e aprile 2017 le comunicazioni sono state poco meno di 5.000, per 211 milioni richiesti. Dopo le modifiche, nei soli due mesi tra
aprile e giugno di quest'anno, le comunicazioni accolte sono state 4.700 per un totale di 870 milioni richiesti.
Alla luce di questi dati Boccia chiede una proroga delle misre sugli ammortamenti:  il credito d'imposta per il Mezzogiorno - dice - «è un acceleratore, non è discrezionale, è premiante per gli investimenti e ha una dimensione etica perchè funziona per chi paga le tasse e non per chi è sommerso». Tra le richieste anche «risolvere l'articolo 39 per gli energivori e il problema degli investimenti».
La proposta di Confindustria di un «patto intergenerazionale per i giovani» piace al nuemro uno della Cisl, Annamaria Furlan: «Boccia ha certamente ragione: nonostante qualche timido passo in avanti, il quadro economico e sociale del Mezzogiorno rimane per molti versi ancora drammatico, come dimostrano anche i dati sull'esplosione della povertà e sul numero dei Neet». La Furlan dice «no a interventi assistenziali o a proposte politiche ed
economiche velleitarie». E conclude:  «È arrivato il momento che il governo, anche in previsione della prossima manovra, pensi ad una fase di nuova concertazione convocando gli Stati Generali per il Mezzogiorno».
Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 15:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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