Torna la cig per i lavoratori delle imprese che chiudono

Lunedì 17 Settembre 2018 di Giusy Franzese
Torna la cig per i lavoratori delle imprese che chiudon
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Negli ultimi giorni il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, l’ha annunciato più volte: «Ripristineremo la cassa integrazione per cessazione attività». Giovedì scorso in mattinata aveva dato per certo che il provvedimento avrebbe visto la luce durante il Consiglio dei ministri previsto nello stesso pomeriggio. Così non è stato, ma la misura resta nell’agenda del governo e nelle speranze dei sindacati che non interpretano per niente come un segnale positivo il calo dell’utilizzo delle ore di cassa integrazione degli ultimi tempi. Con il Jobs act del 2015, infatti, l’istituto della cassa integrazione è stato profondamente modificato, riducendo platea, durate e possibilità. Proprio per questo la minore utilizzazione del sussidio (a luglio ha fatto registrare un calo di oltre il 57%) non significa necessariamente che il mercato del lavoro stia migliorando. 

Una delle modifiche introdotte dal Jobs act riguarda l’eliminazione della cigs per le aziende decotte e dismesse. Alla base dell’eliminazione c’è un principio di per sè non sbagliato: che senso ha dare il sussidio di cassa integrazione guadagni (che non intacca il legame di dipendenza del lavoratore con l’azienda) se l’impresa non riaprirà mai più? Il fatto però è che in questo modo per molti lavoratori si è ridotto il periodo di copertura degli ammortizzatori sociali. Rendendo il futuro ancora più incerto, visto che trovare lavoro resta un’operazione più che complicata. 

IL PONTE
Il ministro Di Maio vorrebbe reintrodurre la norma, in particolare nei casi di crisi dovuti a delocalizzazione per i quali non è improbabile trovare nuovi acquirenti dello stabilimento. «Il nostro obiettivo è sostenere tutti i processi di reindustrializzazione, se c‘è un‘azienda che chiude e c‘è un privato che vuole farla ripartire, troverà sempre lo Stato dalla sua parte per assicurare un ponte per il tempo che serve a far ripartire tutta la fabbrica» ha spiegato . Non a caso vorrebbe ribattezzarla “norma Bekaert”, dal nome della fabbrica di Figline Valdarno (Firenze) che delocalizza in Romania, licenziando 318 lavoratori e lasciandone nei pasticci altri cento dell’indotto. «Bekaert è diventata simbolo delle aziende che hanno delocalizzato all’estero. Bekaert ha rilevato l’impianto 4 anni fa e si è presentato 6 mesi fa al Mise dicendo che tutto andava bene: poi le lettere di licenziamento. È un caso emblematico di come non ci si comporta» ha dichiarato il ministro. Venerdi prossimo, 21 settembre, al Mise si riapre il tavolo sul dossier Bekaert e Di Maio vorrebbe presentarsi all’incontro con il decreto che ripristina la “cigs per cessazione” in mano. 

LE CRISI
La Bekaert però non è l’unico caso. I numeri li ha forniti lo stesso Di Maio in un’informativa alla Camera: a giugno 2018 al Mise risultavano aperti 144 tavoli di crisi, con 189.000 lavoratori coinvolti. Di queste crisi - ha spiegato il ministro - «sono ben 31 le aziende che in parte o totalmente sono state interessate da processi o decisioni di cessazione delle loro attività in Italia e conseguente delocalizzazione in altri Paesi comunitari o extra Ue. Stiamo parlando di oltre 30.000 famiglie interessate». I sindacati concordano. «Sono ancora molte le situazioni di crisi aziendali irreversibili che potrebbero essere in parte sostenute dal ripristino della cig per cessazione. Si garantirebbe così un sostegno al reddito ai lavoratori e, allo stesso tempo, si potrebbero favorire le condizioni per un rilancio o una riconversione dell’attività produttiva, finalizzata al mantenimento dei posti di lavoro» ha detto Ivana Veronese, segretaria confederale Uil, che chiede il ripristino dell’ammortizzatore anche «per le attività interessate da procedure fallimentari senza la concessione dell’esercizio provvisorio». Stessa linea in Cgil. 

Come è noto il governo è già intervenuto sul fenomeno delocalizzazione nel decreto Dignità. La nuova norma sarebbe il secondo tassello della guerra - per stare alle parole del ministro - «degli imprenditori prenditori». E anche contro l’odiato Jobs act. Che Di Maio ha intenzione di «smantellare un po’ per volta».
Ultimo aggiornamento: 19:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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