Cartelle esattoriali, costi di riscossione verso l’azzeramento: via l'aggio

Lunedì 21 Novembre 2016 di Andrea Bassi
Cartelle esattoriali, costi di riscossione verso l’azzeramento: via l'aggio
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ROMA Il primo tassello è andato al suo posto. Con un emendamento al decreto fiscale presentato da Giulio Sottanelli, capogruppo di Scelta Civica - Ala in commissione finanze alla Camera, sono state poste le basi per superare l’aggio di Equitalia, il balzello del 6% che si applica ad ogni cartella esattoriale emessa dalla società di riscossione pubblica. La modifica approvata e poi confluita nel testo approvato a Montecitorio prevede, appunto, la revisione dell’aggio come sistema di remunerazione del nuovo ente pubblico economico che prenderà il posto della vecchia Equitalia a partire dalla metà del prossimo anno. Il governo non ha mai nascosto l’intenzione di voler procedere in questa direzione. Anche perché cambiare solo la governance di Equitalia senza rivedere il sistema di remunerazione, rischierebbe di tradursi in un mero maquillage. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, nonché capo della squadra di economisti a servizio di Palazzo Chigi, Tommaso Nannicini, ha pubblicato qualche giorno fa una serie di slides per illustrare nel dettaglio i contenuti della manovra economica e per rispondere anche ad alcune critiche. In quel documento, Nannicini affronta anche la questione dell’aggio. In prima battuta il sottosegretario ha ricordato che l’aggio è già stato ridotto nel 2015. 

LE STIME
Il governo Renzi lo ha portato dall’8% al 6%. Per abolirlo, si ricorda ancora nelle slides, occorrerebbero 600 milioni di euro ed altri 300 milioni per coprire le spese di riscossione (notificazioni, procedure esecutive). Comunque sia, sottolinea Nannicini, «il superamento di Equitalia pone le basi per arrivare eventualmente anche alla soppressione definitiva dell’aggio, ponendo le spese della funzione di riscossione a carico del bilancio dell’Agenzia». In realtà la misura potrebbe trovare un finanziamento già per il prossimo anno. Nel passaggio nelle Commissioni finanze e bilancio della Camera dei Deputati, la rottamazione delle cartelle esattoriali prevista dal decreto fiscale del governo si è allargata. Nella prima versione del provvedimento, quella uscita dal consiglio dei ministri, era previsto che a poter essere “sanate” erano soltanto le cartelle emesse tra il 2010 e la fine del 2015. A Montecitorio la rottamazione è stata allungata di un anno, fino a tutto il 2016. Questa decisione ha avuto un’altra conseguenza: sono aumentate le risorse. Il gettito dell’operazione sarà più elevato di 1,4 miliardi, dei quali 300 milioni il prossimo anno e 1,1 miliardi per il 2018. E 300 milioni è anche la cifra necessaria ad eliminare l’aggio a partire dal prossimo luglio (la misura ha un costo come detto di 600 milioni, ma se applicata su metà anno si dimezza). L’intenzione del governo, secondo fonti della maggioranza, sarebbe proprio questa, utilizzare il gettito aggiuntivo per dare maggiore concretezza alla riforma di Equitalia.

LE ALTRE MODIFICHE
Sempre nel testo approvato alla Camera (e ora all’esame di Palazzo Madama) la rottamazione delle cartelle esattoriali è stata modificata anche nei tempi di attuazione. Il numero massimo di rate è stato portato da quattro a cinque. Il 70 per cento delle somme dovute dovrà essere pagato entro il 2017, mentre per il restante 30 per cento ci sarà tempo fino al settembre del 2018.

 
Ultimo aggiornamento: 11:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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