Dl lavoro, Squinzi: segno di coraggio
Cgil: non dà prospettive ai giovani

Sabato 29 Marzo 2014
Susanna Camusso
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La legislazione sul lavoro non permette di dire ai giovani che hanno una prospettiva - ha detto oggi la leader della Cgil, Susanna Camusso, intervenendo al convegno di Confindustria a Bari - Noi abbiamo creato questo mercato del lavoro e non abbiamo investito sul lavoro. Se ci sono molteplici forme di precarietà, il Paese non riparte».



Camusso: va di moda colpevolizzare sindacati e imprese. «Stiamo ancora discutendo di rigidità, quale rigidità... - ha detto Camusso tornando sulle

parole di ieri del governatore di Bankitalia - E' la stagione in cui i colpevoli sono le imprese e i sindacati, perchè va di moda. E c'è un entusiasmo di massa nel trovare questi colpevoli. E' lo stessa schema in cui non c'è una proposta per il Paese e allora troviamo un colpevole. Non ho problemi di vittimismo. In nome delle rigidità di cui si racconta e narra da 30 anni, nel frattempo il Paese è totalmente cambiato. Abbiamo distrutto gran parte dell'industria manifatturiera, abbiamo perso interi settori. E' successo di tutto e continuiamo a discutere se c'è una rigidità del mercato del lavoro o non c'è, avendo un livello di flessibilità assolutamente straordinario. Il governo ha pensato bene che l'offerta che fa ai giovani è quella di avere al massimo un contratto a termine che però nell'arco di 36 mesi puoi disdettare e rifare fino a otto volte...».



Squinzi: da Visco non critiche, Confindustria innova. «Non le leggo in questo modo» risponde il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, alla domanda sulle "critiche" del governatore di Bankitalia, Visco. «Si è riferito a considerazioni che risalgono a Guido Carli - ha detto Squinzi - E' anche vero che i tempi sono cambiati. Confindustria, la mia Confindustria, ha puntato su innovazione e competitività. Conosco molto bene il governatore, anche per essere stato nel Consiglio superiore di Bankitalia. E' una persona che stimo e apprezzo. Confindustria, la mia Confindustria, sta puntando a mettere come esempio di tutto il sistema industriale italiano aziende innovative e competitive nel mercato globale, aziende che hanno fatto dell'innovazione, anche attraverso la formazione del proprio capitale umano, la chiave di competitività del mondo. Altrimenti non si spiega come potremmo avere tante imprese, tanti settori in cui la manifattura italiana è leader mondiale».



«Debiti Pa, per ora solo pagamenti modesti». «Il problema del credito - ha detto il presidente di Confindustria - richiederebbe il pagamento immediato dei debiti della Pa, su cui si è messo mano in maniera solo modesta: parliamo di poco più di 20 miliardi, quando l'ammontare complessivo, che non si conosce esattamente, si aggira intorno ai 100 miliardi».



«Le imprese hanno tenuto insieme il Paese per otto anni». «Le imprese hanno tenuto insieme il Paese in questi otto lunghissimi anni di crisi - ha detto Squinzi - le imprese innovatrici che hanno investito sul capitale umano».



«Bene la voglia di riforme del governo, ma per noi contano i fatti». «Del nuovo governo Renzi apprezziamo lo spirito europeista, la voglia di riforme importanti per la vita del Paese, una determinazione a fare e a fare rapidamente - dice Squinzi - Ora attendiamo di conoscere i provvedimenti

che dovrebbero imprimere una spinta forte alla competitività del sistema produttivo. Non ci sono pregiudizi, né mai abbiamo espresso valutazioni di carattere personale. Il fatto è che purtroppo l'Italia è la patria delle riforme inattuate, delle leggi inapplicate. Per le imprese contano i fatti».



«Sul decreto lavoro il governo e il ministro Poletti hanno dato prova di rapidità e coraggio, segni chiari di volontà di cambiare - dice Squinzi - Ora occorre che il Parlamento confermi questa scelta in fase di conversione».



Visco alle imprese: dimostrate fiducia con risorse vostre. «Attraverso una maggiore patrimonializzazione, anche con risorse proprie, gli imprenditori potranno dimostrare direttamente la fiducia nelle prospettive delle loro imprese - ha detto oggi il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, alla platea di industriali del convegno di Confindustria - Una maggiore patrimonializzazione faciliterebbe anche il reperimento di risorse aggiuntive da intermediari e risparmiatori. E una maggiore diversificazione delle fonti di finanziamento permette alle imprese di ridurre la dipendenza dal credito bancario migliorando la capacità di resistenza agli shock e contribuendo al tempo stesso allo sviluppo del mercato dei capitali».



«Imprese italiane sbilanciate verso l'indebitamento». «Nel confronto con gli altri principali Paesi avanzati - ha detto Visco - la struttura finanziaria delle imprese italiane è più sbilanciata verso l'indebitamento. E' un tratto strutturale che dipende anche dalla scarsa propensione delle imprese ad aprire l'azionariato a investitori esterni».



«La sfida è profondo mutamento». «Non solo ai soggetti pubblici e ai policy-maker è chiesto uno sforzo di cambiamento - dice Visco - Serve un altrettanto profondo mutamento del settore privato, a imprese e lavoratori. La sfida per le imprese è un salto di qualità di prodotto e di processo, che le porti a essere più grandi, più tecnologiche, più internazionalizzate».



«La ripresa richiede di affrontare i nodi strutturali - dice Visco - Nel privato come nel pubblico, non solo bisogna agire su capitale umano e innovazione tecnologica, sono necessari comportamenti e politiche volti a stimolare gli investimenti fissi e a innalzare le frontiere della conoscenza e della tecnologia, in ultima analisi, la crescita del Paese».



Le polemiche innescate ieri dalle parole su imprese e sindacati. «Bastava ascoltare bene quello che ho detto - dice Visco - E' stato riportato, ad esempio, con grande clamore un allarme che avrei lanciato ieri. Mi sono semplicemente e con moderazione limitato a ripetere concetti espressi a lungo e da lungo tempo. Consentitemi di aggiungere un'osservazione» ha detto il governatore della Banca d'Italia deviando dalla traccia scritta del suo intervento e chiarendo il suo pensiero di ieri bacchettando «un'abitudine» che gli appare, ha detto «da noi più diffusa che altrove: l'approccio selettivo alle citazioni, da parte di chi commenta e da parte di chi non legge. Oggi ad, esempio, abbiamo parlato di capitale umano, imprese e crescita economica. Molti temi non sono stati trattati, come è ovvio. E la riduzione dei nostri ragionamenti in messaggi da trasmettere via twitter, ha indubbiamente il fascino della rapidità e dell'efficacia, ma corre il rischio di scambiare ragionamenti, per l'appunto, in allarmi, di alimentare incomprensioni, se non a volte veri e propri equivoci. Speriamo di non correrlo oggi» Visco ha quindi esplicitamente fatto riferimento a come sono state interpretate le sue parole di ieri: «Sulle agenzie, sui giornali, sui blog è stato riportato, ad esempio, con grande clamore un allarme che avrei ieri lanciato. Ma bastava ascoltare ciò che ho detto: mi sono semplicemente e con moderazione limitato a ripetere concetti espressi da me e dai miei collaboratori a lungo e da lungo tempo». Parlando in generale «di attitudini» (quando ha detto che «rigidità legislative, burocratiche corporative, imprenditoriali, sindacali, sono sempre la remora principale allo sviluppo del nostro paese») e senza alcun riferimento specifico come al dibattito «su flessibilità e mercato del lavoro».



«In Italia ritardo nei livelli d'istruzione». «Molti indicatori mostrano da tempo un ritardo del nostro Paese nei livelli di istruzione e di apprendimento di studenti e adulti - dice Visco - E' necessario capire perché famiglie e imprese investano in capitale umano meno che negli altri Paesi. I dati evidenziano per l'Italia (da una indagine del Programme for the International Assessment of Adult Competencies, pubblicata dall'Ocse nel 2013) un grado elevato di analfabetismo funzionale, ovvero una diffusa carenza di quelle competenze - di lettura e comprensione, logiche e analitiche - che rispondono alle moderne esigenze di vita e di lavoro. Il 70 per cento degli adulti italiani non è in grado di comprendere adeguatamente testi lunghi e articolati (siamo ultimi, a fronte di una media del 49% tra i Paesi partecipanti) e una quota analoga non è in grado di utilizzare ed elaborare adeguatamente informazioni matematiche (contro il 52% nella media degli altri Paesi)».
Ultimo aggiornamento: 18:30

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