Apple crolla -9,96%: da ottobre bruciati 446 miliardi, più del valore di Facebook

Giovedì 3 Gennaio 2019
Apple crolla -9,96%: da ottobre bruciati 446 miliardi, più del valore di Facebook
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Apple rivede al ribasso le stime di vendita per la prima volta in 16 anni e crolla in Borsa perdendo il 9,96% al termine di una convulsa giornata per Wall Street: il Dow Jones perde il 2,83% a 22.686,49 punti, il Nasdaq cede il  3,04% a 6.463,50 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno il 2,47% a 2.447,93 punti.



Il colosso di Cupertino punta il dito sulla debolezza economica della Cina e sul rallentamento delle vendite di iPhone nel paese. E i titoli scivolano a New York, dove la casa della Mela arriva a perdere il 10%. Già ieri sera, negli scambi dopo la chiusura di Borsa, Apple era crollata dell'8%, portando la capitalizzazione della società sotto quota 700 miliardi di dollari, inferiore a quella di Google.

Apple dal record del 3 ottobre scorso ha bruciato 446 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato e al momento vale intorno ai 680 miliardi di dollari. Le perdite registrate da Apple sono maggiori al valore complessivo di Facebook. 

Apple spiega la revisione con il rallentamento dell'economia cinese, penalizzata anche dalla guerra dei dazi di Donald Trump, e la debole domanda di iPhone nel paese. Il tonfo di Apple a Wall Street affonda tutte le piazze finanziarie mondiali. La più penalizzata è Wall Street, con gli indici che arretrano del 2%. L'annuncio a sorpresa di Apple arriva come un'ulteriore conferma dei peggiori timori degli investitori: il taglio delle stime di Cupertino certifica la frenata del Dragone cinese che risente delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti e lascia intravedere un effetto a macchia d'olio sia sulle aziende sia sull'economia globale.

Lo ammette anche la Casa Bianca con Kevin Hassett, il presidente del consiglio degli advisor economici. «Non sarà solo Apple. Molte altre aziende americane che realizzano vendite in Cina» saranno costrette e rivedere al ribasso le loro stime «almeno fino a quando non avremo un accordo commerciale con la Cina» dice Hassett in un'intervista alla Cnn. L'amministratore delegato del colosso cinese Baidu, Robin Li, ricorre alla metafora dell'inverno che arriva per descrivere la gelata dell'economia cinese.

Tornando alle previsioni, Apple taglia a 84 miliardi di dollari le stime per i ricavi del primo trimestre dell'esercizio fiscale, quello che si è chiuso il 29 dicembre. Si tratta di una cifra decisamente inferiore ai 91 miliardi di dollari attesi dagli analisti e agli 89-93 miliardi previsti da Cupertino solo 60 giorni fa. «Avevamo anticipato alcune difficoltà su mercati emergenti chiave, ma non avevamo previsto la portata della decelerazione economica, soprattutto in Cina» spiega l'amministratore delegato di Apple, Tim Cook. La Cina rappresenta circa il 15% dei ricavi della casa americana. A pesare è anche il dollaro forte: «sapevamo che un dollaro forte avrebbe creato venti contrari», anche alla luce del suo impatto sulla domanda di iPhone. Cook cerca comunque di rassicurare: «nonostante le difficoltà riteniamo che le nostre attività in Cina abbiano un futuro brillante».

L'annuncio shock innesca una serie di downgrade di Apple, con molti analisti che rivedono al ribasso il prezzo di riferimento. Goldman Sachs si spinge anche oltre: non escludendo la possibilità di una revisione al ribasso delle stime per l'intero esercizio fiscale 2019, paragona Apple a Nokia.

Cupertino, così come l'ex colosso dei cellulari, è fortemente dipendente dagli upgrade dei suoi dispositivi e più l'economia rallenta meno i consumatori sono disponibili a cambiare il loro smartphone per un modello nuovo fiammante. Toni Sacconaghi, uno dei principali analisti che segue Apple, spiega come a suo avviso Cupertino è rimasta indietro nella ricerca e nello sviluppo e nelle acquisizioni, oltre a non aver considerato la possibilità di un prezzo troppo alto per l'iPhone e non aver ammesso che il mercato degli smartphone si è contratto per la prima volta nel 2018.

L'annuncio a sorpresa alimenta i dubbi sulla capacità di Cupertino - la maggiore società al mondo, la prima a sfondare quota 1.000 miliardi di dollari di capitalizzazione - e dei giganti tecnologici di navigare un contesto economico sempre più incerto e una prolungata guerra commerciale. A colpire è soprattutto il fatto che il taglio delle stime arriva a soli 60 giorni dalle precedenti previsioni diffuse dall'azienda. «Quando abbiamo parlato delle stime per il primo trimestre 60 giorni fa sapevamo che i primi tre mesi dell'anno sarebbero stati influenzati da fattori macroeconomici», si è giustificato l'amministratore delegato di Apple. 
 

Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 09:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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