Alitalia, vince il No: "divisi" volo e terra. Ecco cosa succederà adesso

Lunedì 24 Aprile 2017
Alitalia, vince il No: "divisi" volo e terra. Ecco cosa succederà adesso
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È un conto alla rovescia drammatico lo spoglio delle schede del referendum dei lavoratori Alitalia. Un count down iniziato nel pomeriggio, dopo la chiusura delle urne alle 16.00, che sembra disegnare una spaccatura fra personale di volo e personale di terra. I primi dati, assolutamente provvisori in quanto riguarderebbero i seggi di Milano (Linate e Malpensa), quello di Torino e solo uno dei 5 romani (Fiumicino e Magliana), sembrerebbero assegnare una prevalenza dei No, ma si tratta seggi in cui la maggioranza dei votanti dovrebbe appartenere al personale di volo, dichiaratamente contrari al piano.

La grande preoccupazione per l'esito del referendum è dimostrata anche dalla riunione che il premier Paolo Gentiloni ha voluto a Palazzo Chigi, con i ministri dei Trasporti Graziano Delrio, dello Sviluppo Carlo Calenda e del Lavoro Giuliano Poletti. Un vertice per esaminare la situazione mentre le operazioni di voto erano ancora in corso. Secondo i primi rumors, arrivati attraverso i social da sindacalisti e personale presente allo spoglio, a Milano ci sarebbe stata una netta prevalenza il No: a Malpensa si conterebbero 278 No e 39 Sì a Linate 698 No e 153 Sì. Il Sì vincerebbe invece a Torino, con 9 voti positivi e 7 No. L'inizio dello spoglio a Fiumicino confermerebbe la prevalenza dei No (1.900 voti contro 190), ma si tratta appunto di cifre parziali.

Si guarda dunque col fiato sospeso ad una nuova, lunga serata per Alitalia. Con la vittoria del Sì il cda si riunirebbe mercoledì e dovrebbe avviare la ricapitalizzazione da 2 miliardi, di cui 900 milioni di nuova cassa, 600 milioni da linee di credito e conversione di obbligazioni, un cuscinetto finanziario fino a 400 milioni, il 'contingent equity' nel caso di fallimento del piano, coperto per metà da Ethiad e da 200 milioni di garanzia pubblica da parte di Invitalia. Accanto un piano di rilancio con nuove rotte a lungo raggio e investimenti su nuovi aerei. Contestualmente un taglio dell'8% della retribuzione per il personale navigante, 980 lavoratori a tempo indeterminato in cig, 550 contratti a tempo determinato e 141 contratti esteri non verranno riconfermati, da 120 a 108 i riposi annuali.

La vittoria del No apre uno scenario complesso.

Domani si dovrebbe riunire il cda, per deliberare la richiesta di amministrazione straordinaria speciale. Probabile la contestuale uscita dei soci per consegnare di fatto 'le chiavì dell'azienda al governo. Una volta formalizzata la richiesta, il ministero dello Sviluppo Economico procederebbe con la nomina di uno o più commissari (fino a 3). Senza acquirenti o nuovi finanziatori al commissario non resterebbe infine che chiedere il fallimento della compagnia, con la conseguente dichiarazione di insolvenza da parte del Tribunale. Il curatore fallimentare inizierebbe la procedura liquidatoria, con 2 anni di cassa integrazione, Naspi e quindi disoccupazione per i lavoratori, contestualmente la cessione 'spezzatinò degli asset della compagnia. I costi della liquidazione di Alitaliaammonterebbero secondo alcuni calcoli, a un miliardo.

Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 11:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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