Ricordare Gaber con un evento a dieci
anni dalla morte...e un inedito

Martedì 20 Novembre 2012 di Marco Molendini
Ricordare Gaber con un evento a dieci anni dalla morte...e un inedito
ROMA - Tempo di Gaber. E non solo fatalit. Il signor G di questi tempi spesso viene evocato. E non solo questione di date (il primo gennaio sono dieci anni dalla sua scomparsa). Il fatto che le sue canzoni, i suoi personaggi, le sue frasi allucinanti e folgoranti raccontano un'Italia tormentata e confusa e la consapevolezza del tormento e della confusione oggi è molto più profonda e condivisa di quanto non fosse dieci anni fa.



I suoi pezzi diventano manifesti, citazioni, titoli di libro, pretesto: L'appartenenza («L’appartenenza non è lo sforzo di un civile stare insieme... l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé»), Il conformista («Io sono un uomo nuovo/... sono progressista /al tempo stesso liberista, antirazzista/ e sono molto buono/.... ultimamente sono un po' controcorrente/ son federalista»), Qualcuno era comunista («Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi, solo in Uganda»), Destra-Sinistra («Fare il bagno nella vasca è di destra/far la doccia invece è di sinistra»).



Non solo: vedere Gaber in tv con il suo naso lungo e il profilo da italiano in dubbio, il suo smarrimento, la sua carica di intelligenza ironica, le sue canzoni dà un senso di sicurezza. Come cantava Enzo Jannacci in un pezzo degli anni 80, Se me lo dicevi prima: «E allora è bello/quando tace il water/quando ride un figlio/quando parla Gaber».



Dieci anni sono tanti e, si sa, nel caso dei lutti le forti emozioni spesso sono occasione per rapide rimozioni. È capitato a molti artisti. A Gaber no. Come a De Andrè, evocato persino troppo. A ricordare e tenere viva la memoria hanno contribuito indubbiamente la caparbietà e l'energia con cui si è mossa la figlia Dalia Gaberscik già all'indomani della scomparsa del padre. Quella sorta di festival memorial di Viareggio dedicato al Teatro canzone, anno dopo anno, ha invitato praticamente tutto il mondo dello spettacolo a tener accesa la luce. Una lunga rievocazione riassunta dal monumentale tributo discografico Io ci sono con 50 artisti che reinterpretano il repertorio gaberiano, da Celentano a Mina, a Dalla, a Ligabue. «L'anno prossimo – annuncia oggi Dalia – avremo la decima edizione, ma sarà l'ultima. Dobbiamo cambiare luogo e formula. In questi anni abbiamo ospitato 150 artisti, alcuni sono venuti due volte. È obbligatorio cambiare». Ma cambiare non vuol dire arrendersi. Intanto, oltre agli spettacoli teatrali che continuano a girare (quello di Luca e Paolo e Gaber se fosse Gaber di Andrea Scanzi) a riaccendere la curiosità, il 2 gennaio, ci sarà l'uscita di un libro scritto da Sandro Luporini, l'altro signor G, amico e partner indispensabile di Giorgio, persona schiva fino alla sparizione, convinto a scrivere dalla stessa Dalia e da suo marito Roberto Luporini, nipote di Sandro: «Il libro lo pubblicherà Mondadori, ma non sappiamo neppure il titolo e non c'è ancora il testo definitivo, che comunque sarà centrato sui lavori che mio padre e Luporini hanno realizzato assieme».



Una collaborazione lunghissima, nata per caso. Dalla vicinanza di casa: «Luporini faceva il pittore e frequentava a Milano la zona di via Procaccini, accanto a dove era nato papà, in via Londonio 28. Si frequentavano al Bar biliardo». Della casa paterna Gaber aveva raccontato in Dove l'ho messa, brano tratto da Anche per oggi non si vola del 74: «Arrivo in via Londonio... non c'è più la casa. Ho sbagliato strada, fammi vedere: 24, 26... maledizione, manca il 28! Non c'è più la casa, ho perso la casa. Dove l'ho messa?».



LE INIZIATIVE

Anche Milano festeggerà Gaber (e lo farà Fazio con uno special su Raitre, sempre a inizio gennaio). Il sindaco Pisapia, ricorda Dalia, ha promesso: vi stupirò. E l'ipotesi è uno spettacolo in piazza per Capodanno. «So che per le istituzioni non è un gran momento», ammette. E aggiunge: «Mi dispiace di non essere riuscita a fare nulla a Roma in questi anni. Ho chiesto in varie occasioni, ho bussato a qualche porta, ma ho avuto poco successo». La cosa di cui va più fiera è il lavoro nelle scuole: «Tutto nacque per una battuta di Enzo Iachetti che presentava il Festival Teatro canzone a Viareggio: Gaber bisognerebbe insegnarlo a scuola, disse. E l'allora ministro Gelmini lo prese in parola. Così abbiamo cominciato a far girare una sorta di lezione spettacolo negli istituti superiori. Con filmati e testimonianze raccontiamo chi era Gaber e abbiamo avuto riscontri eccezionali fra i ragazzi che magari non lo conoscevano neppure. C'è chi su Gaber ha fatto la tesi». Qualche giorno fa una scuola elementare di Catanzaro ha scelto di intitolarsi al signor G. Mentre a Trieste c'è una piazza e a Milano una via: «È periferica – dice Dalia Gaberscick _ ma si incrocia con via De Andrè».
Ultimo aggiornamento: 17:54

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