Polanski in lotta con i fantasmi del passato porta a Cannes il suo nuovo film

Domenica 30 Aprile 2017 di Gloria Satta
Roman Polanski con la moglie Emmanuelle Seigner, protagonista del suo nuovo film
La rivincita di Roman Polanski si consumerà a Cannes, dove il nuovo film del regista franco-polacco ”D’après une histoire vraie”, protagoniste la moglie Emmanuelle Seigner e Eva Green, verrà presentato fuori concorso. E saranno gli applausi, per Roman sempre scontati, a riscattare sia pure nello spazio ristretto del 70mo Festival (17-28 maggio) la sua vita perennemente vissuta sul filo del rasoio, oscillante tra successi e tragedie.
Trovare pace. Per Polanski, sembra un obiettivo impossibile malgrado l’Oscar e la Palma d’oro vinti nel 2002 per ”Il pianista”, il suo film più autobiografico che aveva per sfondo l’Olocausto, malgrado la bella famiglia creata con Emmanuelle, malgrado lo status di maestro universalmente riconosciuto. A 83 anni, il grande cineasta è condannato a combattere non solo con i fantasmi del passato (l’infanzia da orfano nel ghetto di Cracovia dopo la deportazione dei genitori, il brutale omicidio della moglie incinta Sharon Tate ad opera della setta di Charles Manson) ma anche con i le angosce del presente.
A distanza di quarant’anni, non si è ancora conclusa la vicenda giudiziaria che impedisce al regista, colpevole nel 1977 di aver abusato di una tredicenne, di rimettere piede in America dove rischia ancora la prigione dopo aver scontato 42 giorni all’epoca dei fatti e, nel 2009, due mesi in una cella svizzera. Non è servito a Polanski chiedere scusa alla vittima Samantha Geimer che lo ha perdonato e da un pezzo chiede solo di spegnere i riflettori su di sé, sull’imputato, sull’intera vicenda.
A gennaio scorso il regista era stato costretto a dimettersi dalla presidenza dei César, gli Oscar francesi: le feministe lo avevano boicottato a nome di «tutte le donne stuprate». Ultimo scherzo del destino che all’autore dei capolavori ”Rosemary’s Baby” e ”Chinatown” non ha risparmiato nulla. Nemmeno la necessità di concludere le riprese del film ”L’uomo nell’ombra” mentre era agli arresti domiciliari in Svizzera.
Ma lui non si arrende. «Dalle catastrofi mi sono ogni volta ripreso, per me il bicchiere è sempre mezzo pieno», ha dichiarato qualche tempo fa.
Decisiva la moglie Emmanuelle, di 33 anni più giovane e accanto a lui da quasi 30: «Mi ha dato la stabilità e due splendidi figli, Morgane e Elvis», dice Polanski che l’ha voluta in sei film riservandole, nell’ultimo, il ruolo di una scrittrice perseguitata da una stalker (Eva Green). ”D’après une histoire vraie”, tratto da un romanzo di Delphine de Vigan, racconta la vicenda in un clima di altissima tensione, il registro preferito di Polanski. «Altro che ultraottantenne, Roman ha l’energia di un ragazzo», spiega Seigner che da ragazza era un cavallo pazzo e, grazie al marito, si è trasformata in una vera attrice come dimostrò nel 2013 a Cannes in ”Venere in pelliccia”.
E sulla Croisette, tra pochi giorni, Roman consumerà la sua rivincita sui magistrati americani, sul destino bastardo, sulla sua vecchiaia senza pace. In attesa di girare ”D”, il film sul caso Dreyfuss: racconta «una caccia alle streghe», spiega il regista, di cui lui stesso, come l’ufficiale difeso nell’Ottocento da Zola, si sente vittima. 
Ultimo aggiornamento: 11:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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