Mesi dopo aver minacciato una «vendetta fredda» contro l'ex produttore Harvey Weinstein, Uma Thurman esce allo scoperto: l'attrice di Pulp Fiction e dei due Kill Bill ha confidato le sue esperienze alla columnist Maureen Dowd del New York Times implicando, in una complicata spirale di aggressioni e minacce non solo l'ex boss di Miramax, ma anche il regista Quentin Tarantino di cui è stata la musa e che l'ha resa famosa. «I complicati sentimenti che ho su Harvey riflettono quanto mi sento in colpa per le donne aggredite dopo di me», ha detto la 47enne diva ala Dowd: «Io sono una delle ragioni per cui una ragazza entrava nella sua stanza da sola, proprio come me».
Completa dell'accappatoio bianco «canonico» di tanti altri casi venuti in luce da quando, in ottobre, il New York Times e il New Yorker hanno messo Weinstein sotto inchiesta per decine di molestie e stupri, l'esperienza di Uma con il produttore ricalca un copione ormai tristemente noto in cui latrice coinvolge la sua ex agenzia CAA, «complice del comportamento predatorio di Weinstein». Nel 1994 al Savoy di Londra, poco dopo la «prima» di Pulp Fiction, Weinstein «mi sbattè sul letto. Cercò di spingersi dentro di me e di calarsi i pantaloni. Non mi violentò, ma era come se io fossi stata un animale che cercava di liberarsi», ha raccontato la diva. Sempre al Savoy, qualche giorno dopo, il secondo episodio. Dopo aver ricevuto un mazzo di «volgari» rose gialle e pressanti richieste delle assistenti del produttore di discutere con lui altri progetti, Uma era andata all'appuntamento accompagnata con una amica. L'attrice non ha memoria di quanto accaduto, ma l'amica, Ilona Herman, che l'aspettava nella lobby per quanto «sembrava un'eternità», ha raccontato che l'attrice uscì dall'ascensore «scarmigliata, sconvolta, con lo sguardo perso nel vuoto».
A casa, quando fu di nuovo in grado di parlare, disse che Weinstein «l'aveva minacciata di deragliare la sua carriera».