«Credo che la Rai volesse dare con me un segno di discontiuità.
«Vorrei davvero - insiste - che questo 68 fosse un numero guida. Pure ieri avevo il pass numero 68 e l'ho preso come un segno». Tra aneddoti divertenti e battute, Baglioni spiega i tre no alla direzione del festival che hanno preceduto il sì di quest'anno, con »la paura e il fatto che non mi ritenevo all'altezza: qui si sta come i cavallerizzi, rischi di essere disarcionato. E poi volevo una libertà d'azione che quest'anno mi è stata garantita. E allora mi sono concesso questo lusso. Spero di arrivare in fondo indenne, sennò posso sempre fare l'architetto«, dice giocando con i cronisti.
Baglioni indica in «musica e parole» le due «stelle polari» di Sanremo 2018. «Voglio portare al centro la musica. Non ci saranno eliminazioni perché per me sono troppo violente e umilianti per chi le subisce ma il concorso che crea la suspance per il pubblico tv rimane. Non volevo un festival vetrina tv e autoreferenziale, non volevo un festival provinciale che deve ospitare divi hollywoodiani, pure se offrono performance non all'altezza». Gli ospiti saranno soprattutto musicali ma non mancheranno i comici «perché - spiega Baglioni - molti di loro hanno frequentazioni importanti con la musica o la sanno raccontare. Ci saranno delle interazioni divertenti», dice senza aggiungere di più. Baglioni conferma il suo ruolo di «sacrestano del festival» che starà poco sul palco: «Solo ogni tanto». E non esclude di poter cantare: «Solo canti sacri», scherza inizialmente. Poi aggiunge: «può essere utile per non far dimenticare che mestiere faccio».