Gianluca Amadori
SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE di
Gianluca Amadori

Problematiche sociali e migrazione non si risolvono con carcere ed espulsioni

Giovedì 5 Gennaio 2017
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Le problematiche sociali non si risolvono con polizia e carcere: serve una politica seria e intelligente che lavori per ridurre la povertà e le disparità tra le persone, per garantire livelli minimi di sussistenza e il rispetto della dignità umana. Pretendere di voler affrontare la questione della sicurezza nelle nostre città e il fenomeno delle migrazioni soltanto a forza di manette ed espulsioni - come predica più di qualcuno, nel mondo dei partiti e dell'informazione - è pura demagogia, finalizzata a raccattare qualche voto o qualche facile simpatia "di pancia".

TUTELE SOCIALI - La repressione dei crimini è inevitabile e necessaria per governare una comunità, ma non è certo decisiva, né risolutiva. Innanzitutto perché il meccanismo della pena per chi viola la legge funziona di fronte a numeri contenuti: se il fenomeno degenera, polizia e carcere non sono sufficienti. E non è ipotizzabile continuare a raddoppiare il numero di agenti, giudici e celle. Per far funzionare il sistema della repressione è necessario che funzioni il meccanismo delle tutele sociali: la crisi economica e la crescente precarietà del mondo del lavoro sta aumentando il numero di poveri e, di conseguenza, di persone che per tirare a campare sono disponibili (o costrette) a delinquere. Molti sono italiani: perché chi pensa che la questione riguardi soltanto gli stranieri si sbaglia.

INTEGRAZIONE - Certo, quello dei migranti è un tema delicato, ma non nuovo. Nella storia del mondo gli uomini si sono sempre spostati e l'Italia lo sa bene: tra il 1860 e gli anni Trenta sono emigrati circa 14 milioni di italiani, prevalentemente verso le Americhe, e altri milioni di italiani sono emigrati nei Paesi europei più ricchi a partire dagli anni Cinquanta a cercare lavoro e fortuna. La possibilità di spostarsi è un diritto universale dell'Uomo: una cosa è regolamentare i flussi, garantire accoglienza e integrazione, un'altra è impedirli. Si commentano da sole le parole criminali di chi vorrebbe affondare i "barconi della speranza" che attraversano il Mediterraneo.

STATO DI DIRITTO - La questione è politica. E non è soltanto questione di umanità, ma anche di convenienza: garantire accoglienza dignitosa, possibilità di integrazione e di lavoro ai migranti significa ridurre povertà, emarginazione e, di conseguenza, criminalità. Inoltre, chi predica carcere ed espulsioni subito per tutti lo fa per convenienza politica propria, sapendo di chiedere una cosa impossibile, o quasi. In uno stato di diritto qual è l'Italia le leggi sono uguali per tutti: dunque non può può chiedere garantismo per i politici presi con le mazzette (innocenti fino alla Cassazione) e bollare come "guerrigiliero" o delinquente un poveraccio fuggito da qualche Paese africano, ancora prima di sapere se ha fatto qualcosa di male. Ricordiamoci che l'ospitalità per profughi e persone perseguitate è stabilita dalla Dichiarazione dei diritti universali dell'Uomo. Per sapere se i migranti sono meritevoli di protezione è necessario accertare innanzitutto da dove arrivano, visto che gran parte di loro non ha documenti. E, anche quando si riesce a verificare la reale identità, lo Stato di provenienza non accetta il reimpatrio di quei cittadini. Le procedure, insomma, sono inevitabilmente lunghe e spesso non consentono le auspicate espulsioni.

ACCOGLIENZA DIFFUSA - Invece di perdersi in polemiche sterili, invece di solleticare i bassi istinti della gente, politici e amministratori degni di questo nome dovrebbero rimboccarsi le maniche e fare l'unica cosa che ha un senso: organizzare un'accoglienza diffusa nel territorio. Ogni comune deve farsi carico di un numero limitato di migranti: in  questo modo si eviteranno le maxi concentrazioni invivibili e pericolose, come il Centro di Cona; si spenderanno meglio i soldi, aiutando quelle persone, fuggite da guerre e povertà, ad integrarsi, a trovare un lavoro, a mantenersi magari mettendosi a disposizione delle amministrazioni pubbliche che si fanno carico di loro.

I VERI LADRI SONO ALTRI - E' ora di finirla con le bugie dei migranti che rubano soldi, case e lavoro agli italiani: chi sta rubando agli italiani il benessere, che lo ha rubato per anni, sono i troppi evasori fiscali a cui viene garantita l'impunità; le banche criminali che hanno rifilato ai pensionati prodotti altamente speculativi facendo perdere loro tutti i risparmi; le grandi multinazionali e la finanza spregiudicata che pensano soltanto ai profitti sfruttando i lavoratori, devastando l'ambiente e contribuiendo ad impoverire la società. Prendersela con i più deboli, come sono i migranti, è un modo per deviare l'attenzione dell'opinione pubblica dai veri problemi e dai veri ladri. Mettere i poveri contro poveri è da sempre una strategia per gestire il potere: chissà se la gente se ne renderà conto, prima o poi. Ultimo aggiornamento: 17:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA