Gianluca Amadori
SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE di
Gianluca Amadori

Legittima difesa, polemiche strumentali e rischio Far West

Mercoledì 3 Maggio 2017
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Tornare al Far West non serve davvero. L'esempio degli Stati Uniti è illuminante: la liberalizzazione dell'utilizzo di pistole e fucili (negli Usa ne circolano circa 300 milioni, contro i 25 milioni dell'intera Europa e i 7 milioni dell'Italia, stando ai dati di Gunpolicy.org) non ha portato ad una diminuzione degli episodi di violenza. Al contrario. In un Paese in cui il possesso di armi da fuoco è pari a 101 ogni 100 abitanti si registrano 10 morti ogni 100 mila persone a causa di sparatorie, contro lo 0,71 dell'Italia che pure ha uno dei tassi più elevati in Europa (in Austria si registra lo 0,1, in Spagna lo 0,3, in Francia lo 0,07).

La questione della sicurezza è delicata e non si risolve autorizzando i cittadini a sparare a loro piacimento come sembrano voler fare alcuni partiti e movimenti politici, sull'onda emotiva di qualche singolo episodio.

L'uomo ha impiegato secoli per cercare di evitare il degenerare di faide e vendette; per cercare di delimitare i confini entro i quali è possibile fare uso della violenza per rispondere e difendersi dalla violenza.

La normativa italiana - l'articolo 52 del codice penale - stabilisce che "Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa".

Ciò significa che è legittimo sparare se il bandito sta minacciando con un'arma la sua vittima e vi è il pericolo che spari per primo. Ma non quando il malvivente sta scappando e volge le spalle al rapinato.

Consentire alla gente di far fuoco a piacimento espone al rischio di un utilizzo spregiudicato delle armi, con concreti pericoli per l'incolumità di tutti. In passato è accaduto che, persone che passavano per caso, siano state scambiate per malintenzionati e uccise da esercenti che si sentivano minacciati.

La legge deve difendere i cittadini da aggressioni e rapine, ma anche evitare che, senza valido motivo, qualcuno decida di farsi giustizia da solo e, peggio ancora, che persone del tutto estranee, vengano coinvolte in sparatorie.

Chi oggi rivendica libertà di far fuoco a suo piacimento, non pensa che potrebbe trovarsi la sera a transitare per caso di fronte alla saracinesca di un gioielliere il quale, impaurito da precedenti assalti, potrebbe scambiare ogni ombra per una minaccia personale e fare fuoco. Oggi questo comportamento non è consentito, ma in futuro?

Sono incomprensibili anche le polemiche contro le indagini aperte dalla magistratura a seguito di ogni sparatoria. Per dimostrare che si è esercitato legittimamente il diritto alla legittima difesa è necessario ricostruire l'episodio, analizzarlo, approfondire ogni suo aspetto. Soltanto dopo aver chiarito la dinamica è possibile archiviare il fascicolo (o chiedere un processo), non certamente prima. Chi urla e sbraita lo fa perché non capisce, oppure perché è in mala fede.

Soltanto nei film è sempre chiaro chi sono i buoni e chi i cattivi: nella realtà il confine è sempre più confuso e indefinito. La verità ha tante sfumature. E in uno stato di diritto spetta alla magistratura stabilire se un cittadino abbia sparato per difendersi, e dunque legittimamente, oppure no. E non ad improvvisati "tribunali" del popolo, aizzati da leader politici irresponsabili che sperano di raccattare qualche voto alimentando paura e odio. "Tribunali" di piazza che oggi inneggiano alla pistola facile, domani all'ergastolo per un incidente stradale, salvo diventare improvvisamente innocentisti e garantisti quando dalla parte dei "cattivi" si trovano loro (o qualche amico e parente), magari indagato per mazzette o malversazione, o più semplicemente per aver investito un pedone dopo aver bevuto uno spritz di troppo. Cosa che non dovrebbe accadere ma che, purtroppo, può succedere a chiunque di noi.



  Ultimo aggiornamento: 18:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA