Alessandra Graziottin
PASSIONI E SOLITUDINI di
Alessandra Graziottin

L’intimità deve essere espressione reciproca di rispetto e di amore

Lunedì 30 Maggio 2016
"Si può far l’amore e sentirsi estranei?". Oggi questo senso di estraneità, di mancanza di intimità emotiva, è sempre più lamentato, a dispetto di un’intimità fisica spesso rapida ed indiscriminata. Che cosa ci manca, quando siamo feriti da questa frustrazione emotiva, nonostante la vicinanza dei corpi? "Intimità" deriva dal latino intimu(m), superlativo di interu(m), già sostantivato al maschile per indicare "una persona intima". Indica un sentimento di grande qualità affettiva che mette in contatto ciò che è più interno, profondo, ma anche ciò che è più nascosto e segreto, tra persone legate da amicizia o amore. Da una sensazione di appartenenza e di esclusività, emotivamente molto gratificante. Fa sentire unici.
Dal punto di vista neurobiologico, il sentimento di intimità è espressione dell’attivazione delle vie e dei centri nervosi che coordinano due emozioni principali, di segno opposto: il sistema appetitivo, che ci porta a ricercare attivamente qualcuno (o qualcosa di surrogato) che soddisfi il bisogno di amore, di piacere e di gratificazione affettiva e amorosa, e il sistema del panico-angoscia da separazione che si attiva quando questo appagamento manca.
Diceva Alexander Lowen, uno dei fondatori della psicoterapia ad orientamento corporeo, più nota come "bioenergetica": "Il piacere è la forza creativa della vita, è l’unica forza abbastanza possente da opporsi alla parziale distruttività del potere. Molte persone credono che questo ruolo appartenga all’amore, ma se l’amore è qualcosa di più di una pura parola, deve basarsi sull’esperienza del piacere". Piacere che ha forti valenze fisiche ed emotive, con una tendenza alla dominanza della componente fisica nell’uomo e della componente affettiva-emotiva nella donna, oggi peraltro sempre più interessata alla componente fisica.
Il sentimento di intimità si compone quindi di qualità fisiche ed emotive, variabili a seconda delle persone coinvolte, del tipo di legame - di amicizia o di amore - che li unisce, della capacità di abbandonarsi al sentimento di fiducia nell’altro che l’intimità per definizione richiede, fiducia oggi sempre più calpestata e violata a tutti i livelli. L’intimità nella sua accezione emotiva profonda, non può essere ipocrita. Intimità può anche crescere con gradualità, quando due persone superano piano piano quelle barriere e difese che proteggono quelle parti più vulnerabili e preziose dell’Io. Può alimentarsi della quieta consuetudine che unisce due persone dall’unione stabile.
L’intimità, per essere sana, pone una condizione necessaria: la reciprocità. Reciprocità di intuizione dell’uno dell’altro (o altra che sia), reciprocità di intenti, di consenso, di rispetto, di ascolto, di senso del piacere. Reciprocità di affetto e di amore. L’intimità esprime il bisogno di sentirsi amati e di sentirsi preziosi per la persona che ci è accanto.
Le differenze tra uomini e donne nella percezione della pressione del desiderio e della capacità di intimità hanno una base biologica, fondata, tra l’altro, su diversità ormonali e polarizzata da differenze educative. Fortunatamente è possibile far crescere la propria capacità di intimità, anche quando essa non sia stata molto coltivata e gratificata nell’infanzia e nella giovinezza, attraverso relazioni di amicizia e di amore con persone positive, con le quali la fiducia venga ripagata e fatta sbocciare. Scottate da relazioni che hanno ferito, sempre più persone sfuggono dall’intimità, pur desiderandola, perché hanno perso la fiducia di potersi fidare.
  Ultimo aggiornamento: 18:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA