Alessandra Graziottin
PASSIONI E SOLITUDINI di
Alessandra Graziottin

I soccorritori di Ischia quella parte sana che riscatta l'Italia

Lunedì 28 Agosto 2017 di Alessandra Graziottin
La foto più intensa dell'estate? Quella che ci dà più emozioni e motivi di riflessione? Scelgo lo scatto che ritrae i soccorritori ad Ischia mentre estraggono dalle macerie il piccolo Pasquale di pochi mesi, dopo tante ore a scavare con le mani, con gesti accorti, attenti e preoccupati. Cercare di estrarre vivi e integri tre bambini (solo Ciro, 11 anni, ha avuto un piede fratturato) è un compito da far tremare le vene ai polsi a qualsiasi soccorritore. Delicato il lavoro, alto il rischio che un evento imprevisto un'altra scossa, uno spostamento di macerie in assestamento possa uccidere la speranza con un'altra tragedia. Parlano a tutti noi quelle mani tese a proteggere, ad accompagnare, a vegliare col fiato sospeso, con timore, sorpresa e inquietudine. Pasqualino è vivo! si dicono i soccorritori. Ma come sta dopo 7 ore là sotto, da solo? Piano, piano, piano, e le voci sono carezze.

Altri uomini con la loro avidità e complicità hanno costruito case di cartapesta, che crollano, feriscono e uccidono. Questi uomini che hanno scavato per ore mostrano invece in quella foto magnifica e intensa (come un quadro di Caravaggio), una capacità di lavoro duro e competente, di cura e tenerezza, di vera sollecitudine, che sono un esempio e un monito. Esiste una parte sana d'Italia che trova nel soccorrere una motivazione esistenziale e una soddisfazione ancora più motivante, quando il corpo estratto è vivo.

Chi sono i soccorritori? Uomini normali, che tuttavia hanno scelto di esprimere il meglio di sé in una missione preziosa e rischiosa. Uomini da cui prendere esempio e che ci aiutano a bilanciare il giudizio su un mondo maschile che troppo spesso occupa le cronache quando mostra il peggio di sé. Come i tanti che in tutta Italia speculano su costruzioni e ricostruzioni con finzioni di case e di scuole che sono solo un alibi per rubare più denaro. Come i quattro del branco che ha devastato l'intimità e la vita dei due giovani polacchi in vacanza in questi giorni a Rimini, violentando lei e lasciando tramortito di botte lui. O gli assassini di donne che ogni giorno ci ricordano la fragilità della vita quando si entra nel vortice distruttivo di un uomo che ha assecondato senza incertezze i propri istinti assassini.

Uomini che nella necessità sanno compattare le proprie energie migliori. Mi piace pensare che ci sia un soccorritore buono dentro (quasi) ognuno di noi. Un soccorritore addormentato, non allenato, demotivato. O ancora in potenza, come sicuramente c'è in moltissimi bambini. Perché non risvegliare, motivare e allenare il soccorritore che è dentro di noi? Il soccorso si può declinare poi in molti modi, a seconda dell'età, della sensibilità, delle vocazioni e della storia personale. Si può soccorrere chi nella vita è stato molto più sfortunato di noi: nella malattia, nel luogo di nascita, oppure nel destino, che costringe migliaia di persone a fuggire dalla fame e dalla disperazione. Si può soccorrere una persona in difficoltà: ascoltando di più, sorridendo con uno sguardo attento e dolce, dicendo una parola gentile che conforti. Si possono soccorrere gli animali abbandonati (si stima 50.000 cani solo quest'estate, e ancora più gatti). Si può soccorrere la terra in cui viviamo, rispettandola e amandola di più.
Non si tratta di fare o essere eroi. Si tratta di scegliere di essere e far vivere la parte migliore o peggiore di noi. Che esiste anche in eventi eccezionali quando vediamo sciacalli umani che rubano quello che resta dentro le case devastate. O i volontari delle squadre anti-incendio che appiccano loro stessi il fuoco che andranno poi a tentare di spegnere, al prezzo di infinite devastazioni di animali, di alberi, di bellezza e di vita. I soccorritori sono una minoranza? Sì. La sfida è di educare a far sbocciare la parte migliore di sé già nei nostri bambini. Farei vedere e commentare quella foto in tutte le nostre scuole, come spunto condiviso di riflessione. Raccontando la storia vera dei tre piccoli salvati, in cui tutti i bambini si possono riconoscere per capire di più. E sentire col cuore che salvare dà senso, gioia e intensità nel vivere. 

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