Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Torino 36, giorno 1. Politica, sesso e privacy
La famiglia, celebre o selvaggia, va in frantumi

Domenica 25 Novembre 2018
Torino al via. Si comincia. Dalla Casa Bianca si arriverà l’1 dicembre a Santiago del Cile, nel giorno di Pinochet. Un legame apparentemente sinistro.

THE FRONT RUNNER di Jason Reitman (Festa mobile) – Film d’apertura firmato dal regista di “Juno”, “Tra le nuvole” e “Young adult”. Racconta la storia vera del candidato dem Gary Hart (Hugh Jackman) alla presidenza degli States, che lanciato alla quasi certa vittoria fu costretto a ritirarsi nel 1987 per uno scandalo sessuale. Reitman gioca a fare l’Altman nella prima parte concentrandosi nel caotico vociare della campagna elettorale, per poi spingersi negli angoli domestici privati, dove l’uomo candidato affronta le ruvide, conflittuali tensioni con la moglie. Un film che solleva il problema della privacy per i personaggi pubblici, specie se chiamati a governare una nazione e su come sia cambiato il senso della colpa tra i politici, pensando al Trump di oggi (e non solo all’America). Onesto, moderato, con qualche istante di grande intensità (la moglie che mette il marito davanti alle proprie responsabilità). Voto: 7.
PRETENDERS di James Franco (Festa mobile) –
Un altro affettuoso omaggio al mondo del cinema, alla sua rappresentazione della vita e alla vita stessa. Forse un po’ fuori tempo massimo, ma la ricognizione fin troppo esibita degli anni della nouvelle vague, al sentimento di ammirazione per Truffaut, Godard, Bertolucci e Antonioni, agli ultimi tanghi e al triangolo più indimenticabile sullo schermo, è comunque sincera. Si guarda, si ripassa l’almanacco dei film e probabilmente alla fine lo si scorda presto. Un’educazione sentimentale, dove i corpi e le anime si abbracciano, si lasciano, si disperano. E vivono e muoiono. Ognuno a suo modo e terribilmente soli. Voto: 6.
MANDY di Panos Cosmatos (After hours)
– Una coppia vive nel bosco, ma viene assalita da una setta di fanatici che inneggiano a Gesù e a una nuova Chiesa. La prima parte è più lisergica, non priva di un certo fascino e capace di creare un’atmosfera ipnotica accattivante. La seconda diventa un horror vendicativo, con una incredibile serie di sequenze scult, dove Nicolas Cage si esalta in una attonita galleria di sguardi e gesti, tra cascate di sangue, seghe elettriche, teste mozzate, ma il climax si ha quanto in mutande, con una maglietta-tigre urla per oltre un minuto, tutto solo chiuso in una stanza. Film a suo modo divertente, con una rappresentazione di un mondo onirico non trascurale, ma fortemente kitsch. Voto: 6.
ENTRE DOS AGUAS di Isaki Lacuesta (Onde)
– Il secondo capitolo, dodici anni dopo “La leyenda del tiempo”, dei fratelli Isra e Cheito, uno appena uscito di galera, l’altro sbarcato da una nave della Marina spagnola. Lacuesta ritrova la forza di raccontare vite ai margini, seguendole nei percorsi quotidiani, tra speranza e disillusione, pericoli e dolori, finzione e sguardo documentaristico. Recuperando frammenti del primo episodio, un film magnetico quasi tutto al maschile, dove i corpi esposti al sole, nella loro costante nudità, tra fieri pettorali e tatuaggi esibiti, ma anche lacrime sincere, tracciano oltre a una sensualità costante, la libertà di offrirsi alla vita, specialmente nei suoi movimenti, nel bene e nel male, più sinceri. Voto: 7.

WILDLIFE di Paul Dano (Concorso)
– Montana, anni ’60. Un adolescente subisce il matrimonio in frantumi dei suoi genitori, tra una madre sciroccata (Carey Mulligan) e un padre debole (Jake Gyllenhaal) che non riesce a garantire una tranquillità alla famiglia. Quando il padre si unisce come volontario ai pompieri per debellare un grande incendio boschivo, la madre cerca consolazione e riscatto in un agiato uomo maturo. L’esordio alla regia di Paul Dano, tratto da “Incendi” di Richard Ford, mostra una maturità sorprendente, con una capacità sensibile di descrivere sentimenti e situazioni, secondo una classicità consolidata. Ecco forse da un’opera prima ci aspetta magari qualcosa di più personale se non innovativo, ma il film pur senza alcuna audacia sa commuovere, grazie allo sguardo di un ragazzo che inizia a capire come la vita sappia essere complicata e amara. Voto: 7.
  Ultimo aggiornamento: 13:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA