Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Cannes 69, giorno 10: da Farhadi
a Verhoeven si chiude col botto

Sabato 21 Maggio 2016
Si chiude. E con un bel botto finale. I film di Farhadi e di Verhoeven, che hanno chiuso il Concorso, si piazzano per un premio, sicuramente tra le visioni migliori di questo festival.
THE SALESMAN di Asghar Farhadi (Concorso) – Costretti ad abbandonare la propria casa, perché pericolante, due coniugi trovano temporanea dimora in un nuovo edificio. Ma una sera credendo di aprire la porta al marito, la moglie viene aggredita da uno sconosciuto. Il marito parte alla caccia del colpevole. Come sempre in Farhadi ogni scelta comporta un dilemma morale e anche stavolta la questione si pone prepotentemente. Il regista iraniano conferma le sue grandi capacità di scrittura e regia, contrapponendo (anche nelle scelte tecniche di ripresa) la storia della coppia, con la rappresentazione teatrale (di cui sono essi stessi interpreti) dell’opera di Arthur Miller, che richiama il titolo anche al film. Forse un finale più “leggero”, come accadde nel prodigioso “Una separazione”, avrebbe giovato, ma il film è tra le cose migliori di Cannes. Voto: 7,5.
ELLE di Paul Verhoeven (Concorso)
– Aggredita e violentata in casa, Michelle, capo di una produzione di video giochi, fa finta di niente. Personaggio eccentrico, ha una madre altrettanto singolare e un padre che anni prima aveva compiuto una strage, che sta scontando l’ergastolo. Ha un figlio e dei vicini di casa, di cui la moglie è una fervente cattolica. Azzardata black-comedy, con la consueta enorme Isabelle Huppert protagonista, che Verhoeven governa con esemplare equilibrio, facendo di un carosello di perversioni e situazioni tragiche una colossale (e paradossale) sarabanda di sarcastica comicità, tenendo spavaldamente il passo fino ai titoli di coda, sempre sul crinale dello svaccamento. Sicuramente il film più spassoso (e beffardamente intelligente) di tutto il festival. Voto: 8.
LA LARGA NOCHE DE FRANCISCO SANCTIS di Francisco Márquez e Andrea Testa (Un certain regard)
– Nella Baires del 1977 Francisco Sanctis riceve informazioni su due persone sospettate dal regime, probabilmente destinate a “sparire”. Così si mette in moto per cercarle e avvertirle. Un film molto rarefatto, plumbeo, girato solo di notte, con un uomo a vagare per le strade in cerca di salvare qualcuno. Piuttosto irrisolto (il film è praticamente senza finale), ma con una bella sensibilità nel creare un’atmosfera di tensione e soprattutto con grande pregio, in un festival dove i film non durano meno di due ore: soli 78’. Voto: 6.
FAI BEI SOGNI di Marco Bellocchio (Quinzaine)
– Il piccolo Massimo perde la mamma e da quel giorno la mancata elaborazione del lutto, gli condiziona tutta la vita. Fino alla scoperta finale. Tratto dal libro autobiografico di Gramellini, Bellocchio si avverte soltanto in poche sequenze (una su tutte: l’arresto di Gifuni), anche se il film probabilmente lo avvicinerà di più a un pubblico più vasto (anche per via di Gramellini, ormai anche personaggio televisivo). Ma gli spunti restano fragili, rispetto ad altre opere ben più significative. Voto: 6.  Ultimo aggiornamento: 16:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA