Dal 16 settembre si aprirà a Milano/Rho l’86^ edizione di MICAM - Mostra Internazionale della Calzatura 2019-2020: edizione attesissima che come tema provocatorio presenta questa volta l’invidia, ultimo dei vizi capitali individuati dalla presidenza per raccontare il look calzaturiero , ma primo tra i “vizi”, un tempo considerati “peccati”, nella sua prerogativa di “responsabile” di tante ascese di carriera . “Senza un goccio d’invidia – dice qualcuno - non si corre”… Vedremo cosa l’invidia può suggerire ai creativi che MICAM ci proporrà in Fiera a Rho fino al 19 settembre.
Settimana intensa comunque a Milano dove dal 19 al 22 prossimo avrà luogo la fashion week per il pret-à-porter della primavera – estate 2019, con un calendario esaustivo proposto dalla Camera Nazionale della Moda Italiana.
Tra MICAM e FASHION WEEK , Milano riserva appuntamenti interessanti, con una pagina di cultura della moda di assoluta esclusività.
Il 18 settembre, alle 18, nel giardino segreto dell’Hotel Carlton Baglioni, uno spazio che da solo basta a garantire codici di eleganza, Giuliana Cella - ormai al primo posto tra i creatori di una moda che basta da sola a garantire pagine di cultura (la chiamano la “regina dei caftani”) - presenterà il suo “Tributo a Fortuny”, il grande pittore –stilista-scenografo-ideatore di tessuti, lo “spagnolo veneziano” (che dalla natia Granada aveva scelto Venezia per lavorare e vivere) che negli abiti inventati nel corso di un ventennio , tra il Venti e il Trenta del secolo scorso , era riuscito a portare l’intensità catalana del suo carattere, una cultura eclettica che gli consentiva di carpire suggestioni a motivi copti, persiani, rinascimentali, barocchi, moreschi, africani, orientali. Definito da D’Annunzio “tintore alchimista” per la luce dorata che riusciva a fissare sui suoi tessuti , Fortuny raggiunse una autentica celebrità con l’invenzione del “delphos”, l’abito ispirato all’Auriga di Delphi, conteso dalle grandi dive di quel tempo, da Sarah Bernhardt a Eleonora Duse, Ida Rubunstein, Isadora Duncan , immancabile nel guardaroba di donne all’avanguardia, immortalato da Marcel Proust che degli abiti di Fortuny fa incetta letteraria consegnandoli al guardaroba di protagonisti della sua “Recherche”, apprezzati dalla marchesa di Guermantes, da Odette de Crécy- signora Swann, raccontati nelle pagine de “La fuggitiva” e “La prigioniera”. A Fortuny, Marcel Proust fa realizzare il mantello più famoso della letteratura, il “mantello di Albertine”.
Morbido, sensuale , nella plissettatura che lo fece considerare il primo modello di pret-à-porter della moda in quanto “adatto a tutte le valige e le occasioni “ - Il “delphos” è ritenuto l’espressione più completa dell’estetica di Mariano Fortuny. Giuliana Cella - la stilista più esclusiva del panorama moda italiano - lo interpreta , sempre in seta e in cady , in varie declinazioni. Per il “Tributo a Fortuny” - che il 18 settembre verrà presentato a un ristretto pubblico di invitati nel giardino segreto del Carlton - la suggestione della Cella per lo “spagnolo veneziano” oltre ai new-delphos , firma piccole cappe reversibili in patwork di broccato e damasco, preziosi chimono in velluto devorè, caftani in seta ricamata con oro, spolverini in velluto stampato. La tavolozza ? Elementare Watson, quella di Fortuny: oro antico, bronzo, tutti i viola , dal prugna al rubino, ottanio e verde, bianco e nero.
Ultimo aggiornamento: 07:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA
MODI E MODA di
Luciana Boccardi