Marta, ho appena saputo della tua morte. Sapevo che eri malata e non ho mai saputo in verità se tu sapessi fino a che punto, brava come sei sempre stata a mascherare , a nasconder-ti le verità cattive. In ogni caso anche in questo ti ha aiutato il tuo “sole”, quel sole caldo che sapevi regalare con un sorriso totale , quell’alone di ottimismo, di vitalità, di forza che ti ha accompagnato per tutta la vita.
C’è un caftano nel mio armadio, uno dei più belli, che mi regalasti tu in uno di quegli slanci che ti erano consueti . Un bisogno di “dare” estremo (a un’amica che ti guardava con lussuria una pelliccia Fendi ne facesti dono senza commenti: “ ti sta bene. E’ tua!”). Una generosità che può indirizzarsi anche verso una disponibilità estrema che caratterizza spesso le persone che hanno alle spalle una partenza faticosa, soprattutto se hanno conosciuto da vicino l’odore della terra, dell ‘erba. Ma tu eri già arrivata prima di partire. C’era in te la forza della bellezza, la salute, la forza dell’astuzia che le difficoltà di partenza trasformano in arma tanto che riuscivi a sembrare anche più bella di quanto non fossi, desiderabile perché in perenne assetto di “disponibilità” che poi doveva invece fare i conti con te, con il tuo carattere tosto e con quell’irrinunciabile bisogno di libertà che ha accompagnato tutta la tua vita. “Una donna pronta alla vita” ti ha definito splendidamente un noto architetto veneziano, Gottardo Bonacini, quando venisti l’ultima volta a Venezia, per il Ballo del Doge con Nanà Bottazzi e al Metropole , per l’evento che Gloria Beggiato ha ideato a sostegno della Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica che hai voluto nel ricordo di tua figlia Annalisa morta di quella malattia.
“Mi hanno sempre dipinto come una mantide, una mangiatrice di uomini : in realtà sono stata molto desiderata ma ho amato solo quattro uomini<. mio suocero (soprattutto come padre), mio marito Umberto, Renato Guttuso che mi ha dipinto addosso l’amore e , ahimè , Lucio Magri che mi ha umiliato, offeso, tradito. Mi ero pazzamente innamorata di questo vanitoso che ha saputo fare teatro anche della sua morte”. Me lo dicesti durante uno dei nostri incontri frequenti alle sfilate alle quali io partecipavo come critico e tu come immancabile vip, protagonista contesa, rumorosa, piacevolmente invadente, elegantissima nei tuoi caftani preziosi (ne avrai quasi duecento !) da marocchina di lusso, che arricchivi con collane inverosimili, sempre più grandi : “le collane devono essere importanti quanto il vestito “ raccomandavi a chi te lo faceva notare .
“Ho ottant’anni più cinque. Ma io sono immortale “: era il tuo mantra da quando forse sapevi che la fine non era più lontana. “Qual è la cosa più importante che ho? la mia famiglia”: e i figli che hai adorato ti hanno accompagnato in questo ultimo momento con la più grande dolcezza, tutti insieme, Paola, Matteo, Vittorio e Diamante con i tuoi nove nipoti , portando anche tra le pareti di quella stanza alla Madonnina che ha registrato il tuo ultimo sorriso tutto l’amore che ti doveva essere restituito e che certamente ha reso più dolce il trapasso.
Era il finale che desideravi , Marta. ”Immortale”? Forse è vero.
Ultimo aggiornamento: 18:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA
MODI E MODA di
Luciana Boccardi