Lo stiamo sottolineando da tempo: la moda ha cambiato corso e codici di comunicazione. Finite le stagioni in cui solo le passerelle facevano storia, il tempo delle modelle dive, delle bellezze che per una camminata su e giù indossando abiti di firma importante venivano proclamate star internazionali. E belle davvero non lo erano sempre, ridotte all’osso da cure dimagranti crudeli, macilente , private di sonni normali per le irrinunciabili serate in discoteche vip, costrette e levatacce che il mestiere di modella esige, la pelle sciupata da disidratazione , ingiallita da abuso di alcool e…dintorni. Insomma erano le ambasciatrici di una bellezza tutta virtuale, affidata a un trucco magistrale e ai vestiti che gli stilisti sfornavano pensando sempre più a opere decorative che ad abiti da portare davvero. Quel momento magico e turbolento della moda è diventato vecchio, non si usa più. Oggi le collezioni vengono indossate da modelle un po’ più credibili come donne perché meno ossute (anche se non possiamo certo abbinarle a quel che si direbbe un ritratto della salute!), la pubblicità è sempre più scatti-verità, ispirata a temi vicini al sociale: vedi la famiglia per Dolce & Gabbana; l’eccellenza della semplicità proposta come il nuovo lusso dal “new-normal “ di Giorgio Armani; monumenti e riferimenti architettonici sfruttati da stilisti- architetti, come Sabrina Persechino che riesce a interpretare guglie marmoree e colonne ioniche per giacche o completi -pantalone di rara bellezza.
Chi non perde occasione per trasformare il messaggio- moda in occasione d’arte e cultura è senza dubbio Ferragamo: firma di primo piano non più soltanto della moda ma di una cultura che si muove intorno ai temi della moda , protagonista di mostre ed eventi di importanza internazionale, quest’anno apre le porte del completamente rinnovato Palazzo Spini Feroni – sede del Museo Ferragamo e dell’universo concettuale del brand – a una mostra eclettica (“Tra arte e moda”) che spazia tra i vari settori dell’intelligenza artistica legata alla moda , con la collaborazione e l’ospitalità dei “territori” culturali fiorentini di maggior prestigio, dalle Gallerie degli Uffizi alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la Galleria del Costume di Palazzo Pitti, il Museo Marino Marini e il Museo del Tessuto di Prato (che ospita la sezione “Nostalgia del futuro nei tessuti d’artista del Dopoguerra”).
Avremo modo di parlare esaurientemente di questa esposizione che - inaugurata ora, in concomitanza con la prossima sezione di Pitti Uomo - resterà aperta fino al 7 aprile 2017.
Nata da un progetto di Stefania Ricci, direttore del Museo Ferragamo, che ha curato anche il catalogo , la Mostra si avvale del supporto del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio (di Firenze, Pistoia e Prato), con il contributo del Centro di Firenze per la Moda Italiana e il supporto autorevole di Stefano Ricci. Hanno affiancato il curatore, Stefania Ricci, Maria Luisa Frisa , Enrica Marini e Alberto Salvadori.
Ultimo aggiornamento: 00:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA
MODI E MODA di
Luciana Boccardi