Un buco da 56 milioni da tappare con gli incassi di multe e tassa sui turisti

Martedì 3 Marzo 2015
Cinquantacinquemilioniottocentoventumilasettecentosettantuno euro. Scritti per esteso, i quasi 56 milioni di buco nei conti del bilancio di Ca' Farsetti danno più l'idea di ciò che effettivamente sono: una montagna di soldi. Ieri mattina, al teatro Toniolo, il commissario straordinario Vittorio Zappalorto, assieme ai sub-commissari, ha voluto rendere pubblici i numeri «e i motivi di una situazione strutturalmente sbilanciata». Con quella che, secondo i commissari, "è l'unica soluzione possibile per superare l'emergenza", ma che deve essere affrontata da subito: «Anche approvarla entro fine marzo sarebbe troppo tardi».
Loro, i commissari, sono tutti sul palco: Zappalorto - al centro - con i sub-commissari Pomponio, Scognamiglio, Tatò e Manno, quindi il direttore generale del Comune, Marco Agostini a chiudere la tavolata, forse il più assente di tutti, che trascorrerà gran parte delle tre ore e passa di incontro a picchiettare le dita sull'iPad. In platea (una platea riempita per metà, al massimo 250 persone), pochi cittadini e tanti, tanti politici ed ex amministratori, i parlamentari del Pd Delia Murer, Andrea Martella e Davide Zoggia (non diranno una parola), il sottosegretario Enrico Zanetti, il senatore dell'Ncd Mario Dalla Tor e i candidati già in corsa per le prossime elezioni comunali. Dei sindacati solo Gottardello (Cisl) e Antonini (Usb), mentre gli altri hanno disertato. Non c'erano nemmeno i dipendenti comunali che, visto quanto è successo negli ultimi mesi, qualcosa da ridire l'avrebbero pure avuta.
Zappalorto lascia subito la parola a Vito Tatò, il "collega tecnico" che presenterà in 35 diapositive il disastro dei conti comunali. «Il problema vero - sostiene - è l'equilibrio di bilancio, tema che la prossima amministrazione dovrà affrontare subito. Nel bilancio pluriennale 2014-2016 non erano previsti i cali nei trasferimenti dello Stato, delle entrate di Imu, addizionale Irpef, tassa di soggiorno e del Casinò, che non solo incassa di meno, ma per il quale aumentano anche i costi. Tagliare? Non c'è molto da andare a toccare, e questi 55 milioni sono lo scoglio più grosso nella costruzione del bilancio 2015». E, sostengono i tecnici, "battersi ora per non calcolare nel Patto di stabilità i pagamenti della Legge speciale non cambierebbe il mondo, in quanto ormai darebbe sollievo ai conti per uno o al massimo due anni".
Ecco, allora, quella che per i commissari è l'unica soluzione percorribile: «Abbiamo proposto al Governo un intervento normativo, non un semplice "Salva Venezia" - prosegue Tatò -. Se non ci sono soldi in più, bisogna avere maggiore flessibilità nelle entrate, eliminando per tre anni le destinazioni vincolate dalle violazioni del Codice della strada (16 milioni di euro), dagli oneri di urbanizzazione (11 milioni) e dalla tassa di soggiorno (25 milioni)». In tutto fa 52 milioni, ma è chiaro che un'operazione simile bloccherebbe tutto quello che finora si è fatto con questi soldi, perfino tappare le buche delle strade. Ma non basta ancora, perché il Comune dovrebbe continuare con le alienazioni per sanare i debiti pregressi e agire contemporaneamente per raggiungere l'equilibrio strutturale, altrimenti dopo tre anni si sarebbe daccapo. Il che significa tagli al welfare (assistenza, asili, sociale) e aumenti delle tariffe.
«Abbiamo chiesto al Governo di approvare questa norma subito» sottolinea Zappalorto, mentrè Tatò affonda la lama: «Il problema del Comune di Venezia non è il debito pregresso, ma come stare in equilibrio per il futuro, con una spesa storicizzata che è difficile aggredire». Servizi a rischio, dunque, e una città che nei prossimi anni "potrebbe essere un po' più in disordine".
«Alla futura amministrazione lasceremo una bozza di bilancio che non approveremo - conclude Tatò -, perché sarà il prossimo sindaco a decidere cosa tenere e cosa togliere dalla nostra proposta. Ma sarà un lavoro che definire "da lacrime e sangue" è dire poco». E in sala cala il gelo.
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