Quel capello riemerso 23 anni dopo

Mercoledì 26 Novembre 2014
C'è un capello di troppo tra i reperti sequestrati 23 anni fa, nel corso delle indagini avviate dopo la scomparsa di Paola Costantini e Rosalia Molin, di cui non si hanno più notizie dal 27 ottobre del 1991, quando furono viste per l'ultima volta al terminal di Treporti.
La scoperta è stata fatta ieri mattina, nei laboratori della polizia Scientifica di Roma, durante l'avvio delle operazioni peritali disposte dalla Procura di Venezia nell'ultimo, disperato tentativo di risolvere il "giallo delle buranelle". I poliziotti incaricati di accertare l'eventuale presenza di impronte o tracce utili alle indagini sui reperti sequestrati all'ex fidanzato di Rosalia, Nicola Alessandro, hanno iniziato ad aprire il primo dei tre plichi conservati nei depositi della Procura e hanno scoperto che conteneva 7 bustine, invece delle 6 indicate nella catalogazione. Nella settima, quella non repertata, c'è un capello. L'avvocato Igor Zornetta, difensore di Alessandro, unico indagato nell'inchiesta, ha chiesto che la circostanza fosse evidenziata nel verbale steso ieri, riservandosi successive eccezioni sull'utilizzabilità di quel reperto, non sapendo da dove provenga e come sia finito nel plico. E, in ogni caso, perché non sia stato repertato. Le operazioni proseguiranno il 5 dicembre con le analisi di laboratorio su quello e altri capelli finiti sotto sequestro, così come su due frammenti di tessuto, alcune foglie di ciliegio e granelli di sabbia. Il tutto era stato prelevato negli anni Novanta dagli abiti di Alessandro, che all'epoca aveva una relazione (sempre ammessa) con Rosalia. E che, fin dall'inizio, raccontò di essersi incontrato con entrambe le ragazze lo stesso giorno in cui poi scomparvero.
Gli altri reperti sequestrati all'uomo, oggi cinquantenne, sono contenuti nei due plichi tutt'ora conservati dalla Scientifica, che verranno aperti il prossimo 29 dicembre: nel primo ci sono alcuni abiti (tra cui un cappotto e un giubbotto) e un paio di scarpe di Alessandro; nell'altro una chiave inglese che gli investigatori sequestrarono all'epoca ipotizzando che potesse essere lo strumento utilizzato per allentare i bulloni della vettura di Rosalia, diventata inutilizzabile per quel motivo proprio il giorno della scomparsa.
Il sostituto procuratore Carlo Nordio ha chiesto alla Scientifica di effettuare ora le analisi sui reperti (23 anni fa le tecnologie a disposizione erano molto meno) con l'obiettivo di scoprire la presenza di eventuali impronte, tracce di polvere da sparo e tracce di dna delle vittime. Ma nessuno si fa troppe illusioni: se anche emergesse che uno dei capelli sequestrati sul cappotto di Alessandro fosse appartenuta a Rosalia, ciò non costiturebbe prova di nulla, considerato che i due si frequentavano abitualmente. Ben diverso, ovviamente, se fossero rinvenute tracce di polvere da sparo. Ammesso che ciò sia possibile a distanza di così tanto tempo.
Ieri, nei laboratori della Scientifica di Roma, erano presenti anche Paolo Garofano, il consulente tecnico nominato dalla difesa di Alessandro, nonché la dottoressa Marina Baldi, l'esperta di dna nominata dall'avvocato dei familiari delle due scomparse, Roberto Continisio. Il legale si è dichiarato soddisfatto della decisione della Procura di disporre la perizia: «È una cosa positiva» ha spiegato, confidando che gli esiti degli accertamenti tecnici possano essere utili per dare una svolta all'inchiesta, dopo il fallimento degli scavi effettuati la scorsa estate alla ricerca del luogo in cui potrebbero essere stati sepolti i corpi delle due ragazze.
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