Profughi, nuovo appello del prefetto

Lunedì 14 Dicembre 2015
Emergenza profughi, la Prefettura invita ancora una volta alla collaborazione. Ed è stato a margine della riunione con il ministro Angelino Alfano che il prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia ha sottolineato come la vicenda del campo allestito in Comune di Eraclea giungerà a soluzione, con ogni probabilità, nella prossima primavera per quel che riguarda in particolare la ridistribuzione dei profughi che fino a questo momento vi alloggiano.
«Quasi sicuramente - ha spiegato il rappresentante di Governo - la situazione si risolverà con i primi mesi del prossimo anno. Ma va anche detto che se tutte le amministrazioni comunali della provincia di Venezia avessero collaborato fin dall'inizio in quell'opera di distribuzione capillare sul territorio, secondo minime quote, con ogni probabilità, oggi l'area profughi di Eraclea non esisterebbe già più. Purtroppo fino a questo momento abbiamo registrato solo l'adesione di 28 comuni su 44 della provincia. E questo dice tutto».
Nell'immediato, Cuttaia ha raccolto anche l'appoggio dei ministro Alfano sulle procedure avviate nelle scorse settimane e negli scorsi mesi sull'emergenza profughi nel Veneto. «Abbiamo consigliato - ha chiosato Alfano - ai prefetti di avviare forme di collaborazione con in sindaci. C'è chi ha detto ok, altri che hanno negato la loro collaborzione. Ne abbiamo solo preso atto». Cuttaia ha poi aggiunto: Ad Eraclea abbiamo già dimezzato le presenze dei migranti, con uscite graduali, quattro a settimana e contiamo così di liberare il residence. Abbiamo trovato soluzioni di alloggio alternativo favorendo così di liberare poco a poco Eraclea».
Sulla gestione del fenomeno il sindaco Luigi Brugnaro ha molte riserve per come si è agito finora e invita a cambiare direzione.
«Intanto - dice - distinguiamo tra il migrante economico e il profugo. Su quest'ultimo Venezia non ha mai creati problemi e ha fatto il suo. Per il resto, non credo che l'accoglienza diffusa così gratuita e facile sia la soluzione. Gli arrivi non sono finiti: bisogna allora mandare segnali all'Africa perché capiscano che qui non ci possono stare tutti. Bisogna che l'Italia spinga l'Europa ad aiutare quei Paesi da loro. In Tunisia - continua - c'è più di un milione di profughi e l'Europa non gli porta neanche da mangiare. Poi, però, vengono qua con il barcone e spendiamo per ciascuno di loro 30 euro al giorno mentre i nostri figli non hanno un lavoro. Non va bene - conclude - la gente che non ha titolo deve tornare a casa sua».
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