Marco Cè resta in condizioni critiche «È molto debilitato dalla febbre»

Sabato 19 Aprile 2014
Fiato sospeso per il patriarca emerito, il cardinale Marco Cè, da un mese ricoverato ai Santi Giovanni e Paolo dopo la frattura al femore sinistro rimediata in seguito a una caduta nella sua casa di campo San Barnaba. Le condizioni appaiono serie ma non critiche, come ha spiegato ieri il primario di Medicina generale in una telefonata al patriarca, mons. Francesco Moraglia. Il quale, nella messa del Crisma di giovedì in basilica a San Marco dinanzi a tutto il presbiterio diocesano, aveva parlato di un peggioramento generale e riferito di avergli amministrato il sacramento dell'Unzione la domenica delle Palme. Tra le persone che si alternano nell'assistenza all'88enne, c'è lo storico segretario particolare mons. Valerio Comin che, da sempre al suo fianco, per il porporato è come fosse un fratello: «I valori clinici sono buoni, ma c'è una forte debilitazione dovuta alla vecchiaia e alla fatica di riprendersi dall'intervento chirurgico - spiega il sacerdote - Il patriarca Marco trascorre molte ore a letto e parla poco perché è senza forze e senza fiato, inoltre si è verificato un attacco febbrile che lo ha ulteriormente indebolito. Comunque mangia e quando riesce siede in carrozzina e segue la ginnastica riabilitativa con il fisioterapista che lo sorregge nei suoi brevissimi spostamenti. Il quadro è impegnativo, d'altronde il cardinale era già affaticato da prima dell'infortunio e non si muoveva da casa da maggio dell'anno scorso perché le gambe non lo sorreggevano. È al corrente della propria situazione, sempre presente e lucido, sereno, anche se un po' stufo di quello che sta passando. Durante la giornata prega tanto, soprattutto la liturgia delle ore e reagisce agli stimoli di chi è presente al suo capezzale. Per il resto, siamo nelle mani del Signore».
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