Mamme borseggiatrici L'esercito che prende di mira anche le boutique

Sabato 23 Agosto 2014
Venezia assediata dalle borseggiatrici incinta. Slovacche, bosniache e croate in dolce attesa, vecchie e nuove, da sole e in gruppo. Il fenomeno di questa criminalità sta dilagando e ciò che avviene nel sottobosco è ben di più vasto di quanto è portato alla luce.
In questi giorni le ladre “esperte” stanno addestrando nuove giovani in gravidanza al furto con destrezza nelle zone più affollate. Per questo motivo “Il Gazzettino” si è unito alle ronde dei “cittadini non distratti” che spesso affiancano e si coordinano ad agenti in borghese, come ieri. In mattinata le prime segnalazioni arrivano simultaneamente da San Marco e dalla Stazione.
STAZIONE - In tutta la mattina vengono fermate e accompagnate sui treni in partenza da Venezia 11 borseggiatrici in gravidanza che operano a Santa Lucia tra pontili e fondamenta, 6 fermate dai vigili urbani e 5 dai Carabinieri. Sono vestite da turiste, hanno occhiali da sole e macchine fotografiche, insospettabili quanto intoccabili. Una volta riconosciute, sono loro stesse a chiedere di andarsene da sole, temendo controlli in caserma che farebbero loro perder tempo. Scese a Mestre però, hanno ripreso un treno per tornare Venezia e qualche ora dopo vengono nuovamente avvistate nell'area marciana. Il pedinamento funziona solo con le borseggiatrici nuove e inesperte, e quando “mangiano la foglia” e sospettano d'esser seguite, si rifugiano nella chiesa più vicina e aspettano, per poi uscire da un ingresso diverso.
SAN MARCO - E' circa mezzogiorno in calle Vallaresso quando una turista si accorge di esser stata derubata in vaporetto. Nel primo pomeriggio si avvistano tre borseggiatrici entrare nientemeno che da Louis Vuitton. Proprio così, adesso che i pontili sono diventati troppo rischiosi e controllati, le malviventi con il pancione rivolgono le loro attenzioni ai turisti nei negozi, distratti dagli acquisti per sospettare di quelle future mamme che si avvicinano alle loro borse e portafogli. Il palazzo dorato però è troppo controllato e le criminali rinunciano, si dirigono verso il pontile dell'Accademia. I Carabinieri in borghese ricevono segnalazioni e si spostano freneticamente, i “cittadini non distratti” ricevono anche le chiamate dei commercianti e in questo “balletto” i telefoni squillano in continuazione. Siamo sul ponte dell'Accademia quando ad un militare arriva la segnalazione che dall'omonimo pontile quattro borseggiatrici stanno prendendo il battello per tornare a San Marco, e in tutta probabilità scenderanno alla fermata più nascosta di Santa Maria del Giglio.
ACCADEMIA - Inizia la corsa a piedi, giù per il ponte dell'Accademia tra i turisti e via per Santo Stefano, poi attraverso la calle affollata e San Maurizio, bisogna precedere l'arrivo del vaporetto da cui scenderanno le malviventi.
Arriviamo giusto in tempo per vederle smontare. Sono quattro ragazze bosniache tra i 24 e 30 anni, due bionde e due more. Due di loro sono vengono fermate quasi ogni giorno, una non si vedeva da mesi e l'ultima, la più giovane e carina, è un volto completamente nuovo alle ronde. Sono tutte in gravidanza avanzata, di cinque, sei e sette mesi. Una di loro saluta allegramente il Carabiniere, che non le spaventa, ma la situazione cambia quando ci vedono estrarre il cellulare ed iniziano ad urlare: “No foto! Non fare foto! Non le vogliamo capito? Non ci hai visto rubare! Ci hai visto? Allora portaci in caserma ma non fare foto!” Una ipotesi è che le donne temano di esser picchiate se i loro volti appaiono sui volantini segnaletici, da chi le ha messe incita o da chi le ha messe sulla strada, forse la stessa persona. Dopo la perquisizione le ladre corrono a nascondersi dietro la chiesa di San Maurizio e aspettano che ci allontaniamo. Due carabinieri le ribeccano poco dopo sugli scalini di una porta mentre “puntano” i visitatori vicino al pozzo. Le quattro, stavolta, aprono spontaneamente le borse e fanno vedere di non avere più niente. E mentre si allontana ridendo, la bosniaca di nome Sofie dice al militare: “Il tuo collega non mandarlo più, ormai lo conosciamo, è troppo facile, mandacene un altro”.
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