La carta del Quadrante per riaccendere l'interesse

Sabato 19 Aprile 2014
La motivazione forte che ha convinto la maggioranza dei consiglieri comunali a votare, pur a malincuore, per la privatizzazione del Casinò è che il bando di gara avrebbe permesso di far entrare la Casa da gioco in un circuito internazionale e di farla quindi uscire dalle melme della laguna veneziana dove gli incassi calano, e di conseguenza diminuiscono anche gli introiti per il Comune utilizzati per pareggiare il bilancio. Anzi, peggio, tra un po' Ca' Farsetti rischia pure di rimetterci.
Caduta quella motivazione perché nessun gruppo di scala internazionale ha presentato un'offerta, cade dunque l'intero impianto della vendita. E l'Amministrazione prepara un nuovo bando o se procede a trattativa privata, bisognerà convincere la città che, abbassando per forza di cose le pretese, non sarà comunque una svendita.
Al momento ufficialmente solo il gruppo sloveno Hit è interessato a una trattativa privata. Ufficiosamente, poi, pare che anche i cinesi di Paradise Entertainment potrebbero essere della partita. Raccattando anche le indiscrezioni più fantasiose ci sarebbero pure quelli di "Mille Uno Bingo", società con sede a Silea Treviso, sette sale bingo in Italia, un capitale sociale di 20 mila euro, una recente emissione di mini-bond per raccogliere sul mercato 30 milioni di euro e due soci di maggioranza, industriali, Enrico Polo e Maurizio Maschio, quest'ultimo pare cugino dell'ex ministro Sacconi.
A parte l'offerta degli sloveni, il resto sono indiscrezioni alla pari di quando qualcuno diceva che gli americani del colosso Ceasars Entertainment sarebbero stati pronti a comprarsi Venezia. Ciò che conta, comunque, è che all'orizzonte (ufficiale, ufficioso o fantasioso che sia) non appare nessuno che risponde ai requisiti minimi previsti dal bando. Solo Hit, se unito a fondi finanziari, può avere i requisiti minimi economici ma nemmeno Hit è un gruppo di dimensione internazionale nel settore gioco.
Quale sarà, dunque, la convenienza per l'Amministrazione veneziana e per la città di vendere il Casinò? E, anche trovandola, di quanto il Comune dovrà abbassare le pretese per riuscire a vendere, dato che nessuno ha partecipato al bando perché troppo caro?
Due appaiono le strade: o diminuire le tutele per i 600 dipendenti o inserire nel nuovo bando o nella trattativa privata, insomma mettere sul piatto, qualcosa di più appetibile. Come, ad esempio, le aree del Quadrante Tessera che sono nella bad company, la società Cmv Spa (Casinò municipale di Venezia Spa) che resta in carico al Comune con i suoi gioielli e i suoi debiti; la società è stata separata l'anno scorso dalla Cdv Gioco, che possiede appunto il gioco e i lavoratori, messa in vendita.
Le aree potrebbero essere utilizzate dal compratore per costruire la cittadella del gioco, ossia il nuovo Casinò ma soprattutto alberghi, centri commerciali e quant'altro. Il fatto è che, in tal modo, l'operazione entra in rotta di collisione con il russo Korablin che proprio a Tessera vuole costruire una cittadella ma dello sport, con nuovo stadio, alberghi, centri commerciali e quant'altro. (e.t.)
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