L'incredulità di Marghera: «Perchè?»

Sabato 4 Luglio 2015
L'incredulità di Marghera: «Perchè?»
C'era la calma di sempre ieri mattina in piazzale Radaelli a Marghera. Una calma che fa a pugni con il dramma consumatosi in questa strada, a pochi passi da via Fratelli Bandiera e da via Rossarol, dietro la porta verde del civico 1, immersa tra ortensie, geranei e margherite. Una porta che giovedì ha nascosto un delitto efferato, quello in cui ha perso la vita Alberico Cannizzaro, 79 anni, trafitto da un colpo alla gola nella tarda mattinata. «Siamo rimasti male, che non le dico. Questa è sempre stata una zona tranquilla. Abito con mia figlia al quinto piano di una palazzina qui avanti - commenta, preoccupata, Bertilla Filoso, una donna anziana che cammina sul marciapiede sotto la canicola di metà mattinata - e, a volte, evitiamo anche di chiudere la porta a doppia mandata. Quanto accaduto adesso, però, cambia le cose: la preoccupazione è inevitabile». Alfio è un vicino di casa di Alberico e della moglie Bruna Vergotti. Porta a spasso Ciro, il suo cane e non si sottrae alle domande dei giornalisti: lui, la vittima, la conosceva da cinque anni, da quando la coppia, proveniente dal Lido si era trasferita nella «città giardino» di terraferma per essere più vicina ai figli don Corrado e don Stefano. Si incontravano tutte le mattine e facevano quattro chiacchiere, magari mentre portavano la spazzatura ai cassonetti. «Scambiavamo tre solite parole: era un uomo molto attivo. Che sappia io, non apriva a nessuno e non lasciava aperto il cancelletto sul retro della casa. Anzi. Era patito delle sue piante, le curava ogni giorno e si raccomandava perché potassi le piante nella mia porzione di giardino. Temeva, infatti, che potessero fungere da nascondiglio per qualche malintenzionato». Alfio spiega la sua personale idea sull'accaduto: «Non è stato ucciso per soldi, cosa vuoi che trovino da un artigiano, un sarto come era stato lui? Aveva due figli sacerdoti, però, e l'Isis ha voluto colpirlo.» I panni stesi da Alberico poco prima di morire, nel giardinetto alle spalle dell'abitazione e anche buste e riviste che la postina della zona ha imbucato nella sua cassetta delle lettere, sempre giovedì, sono ancora lì, come se il tempo si fosse fermato nel momento in cui l'esistenza dell'uomo si è spezzata. «Poche ore prima che succedesse, verso le nove,- ricorda Paola, una volontaria della chiesa di S. Michele che si trova a trecento metri da piazzale Radaelli e dove Alberico seguiva la messa, quando non andava dai figli sacerdoti - l'ho trovato e come sempre mi ha chiesto come andava in parrocchia e con i ragazzi del Grest. Siamo preoccupati per la moglie: erano inseparabili, come le coppie d'altri tempi.» Difficile per i vicini trovare una spiegazione a tanta efferatezza: qualcuno accenna alla vicinanza di una via Fratelli Bandiera, che diventa ogni notte mercato del sesso. Può capitare - anche se di rado, a sentire i residenti - che alcuni di quei movimenti strani si spostino nelle vie vicine e, quindi, anche nelle stradine adiacenti alla palazzina del delitto. Elemento che, invece, altri negano. «Sono un fumatore e mi ritrovo spesso ad uscire di casa, di sera. Ma - commenta Ottavio che abita ad un minuto dalla casa dei Cannizzaro - non c'è nulla di sospetto. Sono stato nelle forze dell'ordine e queste cose le capisco». Tra i vicini, insomma, prevalgono punti interrogativi e lo sbigottimento di chi si ritrova a vivere in un film di cui non conosce la trama. «È vergognoso quello che gli hanno fatto. Con tanta brutta gente che c'è in giro - conclude Silvana - se la sono presa con una brava persona».
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