Fugge in vaporetto e bus L'omicida preso a Mestre

Sabato 22 Novembre 2014
Un diverbio, un paio di cazzotti e una coltellata tra cuore e polmoni. E poi la fuga verso Mestre fino a casa. Ma qui, con gli abiti ancora intrisi di sangue è stato fermato dai poliziotti di una Volante. É stato preso così, giovedì nel cuore della notte l'assassino di Semir Gaouem, 29 anni, italiano di origini tunisine, accoltellato verso le 21 di giovedì sulla scalinata della stazione ferroviaria di Santa Lucia sotto gli occhi di una telecamera di sorveglianza della Fs che ha registrato l'intero episodio: un alterco tra due uomini finito in tragedia.
Ad ucciderlo, con un coltello a serramanico e una lama di dieci centimetri, un cittadino bengalese, Hussain Musharraif, 36 anni, con regolare permesso di soggiorno, residente a Mestre, in viale San Marco 108, una vita a sbattersi per la sopravvivenza tra un lavoro come dipendente di una ditta edile e migliaia di corse su e giù per Venezia con il carrello raggranellando soldi su soldi trasportando i bagagli dei turisti. L'omicidio è avvenuto quando Gaouem si è avvicinato al porteur con fare minaccioso, muovendo le mani, assestando poi due cazzotti sul volto del bengalese, e urlando epiteti sconci. Non è escluso che Gaouem fosse sotto l'effetto dell'alcol, ma questo, come le cause del decesso, verranno chiarite solo dall'autopsia sul corpo della vittima prevista per oggi.
E dall'alterco e dalla zuffa alla tragedia il passo è stato brevissimo. Rapida e improvvisa la reazione dell'immigrato bengalese che ha estratto il coltellino che aveva in tasca e ha sferrato il fendente. Un unico colpo, ma decisivo e mortale. Gaouem forse ha avuto il tempo di rendersi conto di quanto stava accadendo, ma non ha trovato aiuto e nell'arco di una manciata di secondi è crollato a terra in una pozza di sangue. Per lui non c'è stato più nulla da fare. Musharraif, invece, in preda al panico ha cercato una via di fuga allontanandosi dalla zona rapidamente e rifugiandosi con il carretto e la pettorina ancora intrisa di sangue in un locale usato come sgabuzzino dai portabagagli in una calletta vicino a campo San Geremia. Qui ha cercato di darsi un rassettata, ha abbandonato il pettorale arancio fosforescente macchiato di sangue e ha cercato di disfarsi del coltello. Poi si è allontanato dal "nascondiglio" sperando di far perdere le proprie tracce, secondo un percorso che gli agenti della Polfer, del Commissariato di San Marco guidati da Luigi Petrillo, e della Squadra Mobile, Angela Lauretta, stanno ricostruendo. Al vaglio l'ipotesi che Musharraif si sia allontanato in vaporetto per raggiungere Piazzale Roma per evitare il luogo del delitto e quindi i controlli. Ma i poliziotti erano ormai sulle sue tracce, non solo dopo aver avuto la possibilità di visionare i filmati della telecamera a circuito chiuso, ma anche per una serie di informazioni raccolte sul luogo del delitto che indicavano Musharraif come l'assassino del 29enne italiano. Così, alla fine, alle forze dell'ordine non è restato altro che mettere a segno l'ultima tranche di questo tragico episodio: aspettare che Musharraif giungesse nelle vicinanze della sua abitazione in Viale San Marco. Qui, gli uomini della Volante lo hanno pizzicato con le chiavi di casa in mano e qualche macchia rossa di sangue sui pantaloni. Musharraif è ora detenuto nel carcere di Santa Maria Maggiore con l'ipotesi di omicidio volontario e verrà interrogato già oggi dal Gip, Massimo Vicinanza. L'inchiesta è coordinata dal sostituto procuratore Walter Ignazitto.
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