Forza Italia: «Con il dissesto non ha senso andare al voto»

Martedì 3 Marzo 2015
Un pugno allo stomaco avrebbe fatto meno male. E almeno avrebbe sollevato qualche reazione. Invece niente, ex opposizioni a parte (Forza Italia, Fratelli d'Italia e soprattutto Movimento 5Stelle), nessuno degli esponenti del Pd presenti in sala ha alzato un sopracciglio di fronte ai dati snocciolati dai commissari. Sentita la relazione, se ne sono andati uno ad uno senza dire nulla. Gli unici di area a prendere la parola al microfono sono stati Nicola Pellicani e Jacopo Molina, in corsa alle Primarie, con il primo che - con tono non tanto convinto - ha invitato cittadini, categorie ed associazioni "a mobilitarsi per consentire al prossimo sindaco di governare la città, visto che la politica veneziana in questi anni non è stata in grado di sostenere Venezia". Più duro Jacopo Molina: «Il subcommissario Tatò ha squarciato un velo sui conti del Comune. Non è un problema di Patto di stabilità, ma bisogna incidere sulle spese di questa amministrazione e sulle sacche di inefficienza». Michele Zuin, capogruppo uscente di Forza Italia, teme che ci si trovi sull'orlo del baratro: «Se eleggiamo il sindaco e si va in default, che senso ha votare? Per avere un altro commissario?». E Vittorio Zappalorto risponde subito: «Non siamo né in dissesto, né in pre-dissesto, ma in una situazione estremamente difficile. Siamo disponibili ad incontrare tutti i gruppi politici per dei "focus" per approfondire la situazione finanziaria». Pierangelo Dal Zotto, ex assessore provinciale di "Prima il Veneto", attacca ancora Actv: «Ha 18 dirigenti quando l'Atvo ne ha uno solo, ed è in attivo». «Va rivista la macchina comunale - sostiene Sebastiano Costalonga per Fratelli d'Italia -. Ci sono "Posizioni organizzative" (cioé responsabili di servizi comunali, ndr.) che non hanno nessun dipendente sotto di loro». «Tagliando tutte le "Po" possibili, avremmo risparmiato solo 250mila euro. Deciderà la prossima amministrazione» replica Zappalorto.
E mentre Luigi Brugnaro, in terza fila, se ne sta in silenzio sino alla fine dell'incontro-fiume (probabilmente meditando sull'ipotesi di candidarsi sindaco in una situazione simile), qualche applauso lo strappano i rappresentanti del Movimento 5Stelle, decisamente pragmatici: Elena La Rocca quando chiede "che senso ha tenere quattro società per il trasporto locale quando una volta c'era solo Actv?", e il candidato sindaco Davide Scano che rincara la dose sull'azienda di trasporti: «Hanno quattro cantieri ma affidano i lavori sui mezzi all'esterno. In Pmv ci sono 10 dipendenti di cui tre dirigenti, mentre gli stessi commissari potevano fare a meno di confermare i direttori che erano scaduti con la caduta di Orsoni, recuperando un milione di euro». E la proposta avanzata al Governo per sanare i conti? «Non si possono bloccare i soldi per tre anni - commenta Scano -, come non possiamo pensare di lasciare le strade di Mestre con le buche».
Dubbioso (ma per altri motivi) anche Enrico Zanetti, di Scelta Civica e sottosegretario al Ministero dell'Economia: «L'analisi dei commissari è perfetta, ma la soluzione proposta non è semplice. Ci sono altre città che si trovano nelle stesse difficoltà di Venezia, e pensare ad un provvedimento ad hoc di questo tipo è estremamente complicato. Lo dico con la stessa convinzione con cui ho sostenuto il "Salva Venezia"». (f.fen.)
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