Casinò, un flop che pesa sui conti

Sabato 19 Aprile 2014
A mezzogiorno di ieri nessuna offerta è stata presentata per l'acquisizione trentennale della società del gioco del Casinò di Venezia. Un flop più che annunciato, purtroppo, che porta con sè un mare di guai per il Comune di Venezia. In primo luogo per il bilancio, dato che il vicesindaco poche settimane fa aveva dichiarato che i 110 milioni di euro della prima rata per la vendita erano già stati inseriti per ottenere il pareggio. Ieri il sindaco ha smentito la cosa affermando che «il bilancio lo abbiamo fatto a prescindere dalla vendita» ma ha pure aggiunto: «Ovvio che preferirei risolvere il problema cedendo la Casa da gioco, anche perché il carico dell'Azienda è tale che, se resta nostra, dobbiamo per forza ragionare su un nuovo piano industriale che comprenda anche dei tagli».
L'alternativa ai tagli, secondo Giorgio Orsoni, è un nuovo bando di gara da fare al più presto, entro l'estate, o una trattativa privata, «comunque non posso decidere da solo, dobbiamo ragionare su quale sia la strada migliore». In realtà, se si vanno a leggere le carte delle convenzioni e delle autorizzazioni del ministero dell'Interno, par di capire che, oltre a dover ottenere una nuova approvazione dal Consiglio comunale, la Giunta dovrebbe tornare a Roma per rivedere tutto. I tempi, dunque, rischiano di non essere così veloci.
La Cisl assieme alle altre sigle, intanto, ha scritto una lettera al sindaco chiedendogli una convocazione al più presto dato che il tentativo di vendita è andato a vuoto e che la maggior parte dei sindacati era contraria considerandola una svendita che avrebbe danneggiato i lavoratori e l'intera città.
I grandi gruppi in grado di far entrare la Casa da gioco veneziana in un circuito internazionale e di garantire una crescita degli introiti si sono, dunque, defilati, o come dice più di qualcuno non sono mai stati veramente della partita, non solo perché i loro interessi sono attualmente spostati nell'Estremo Oriente ma soprattutto per l'impossibilità di ottenere ritorni economici soddisfacenti dall'investimento richiesto.
In un comunicato il Comune sostiene che se tre gruppi privati hanno speso soldi per entrare nella data room virtuale e analizzare i documenti finanziari e gestionali del nostro Casinò, «è certamente indice di un interesse del mercato alla concessione». Il sindaco ha pure aggiunto che «man mano sono state introdotte talmente tante rigidità nel bando di gara che si poteva capire che sarebbe andata così».
Il fatto, però, che il gruppo sloveno Hit, ieri abbia detto ufficialmente che è uno di quei tre privati entrati nella data room, e abbia aggiunto di essere pronto ora ad aprire una trattativa privata con il Comune, per molti non è confortante. Anzi, il contrario: Hit ha i suoi migliori casinò a Nova Gorica (il Perla, il Park e il Drive-in) e in questo periodo di crisi ha le sale più vuote di quelle veneziane; inoltre non ha i requisiti minimi richiesti dal bando, nel senso che non ha una dimensione internazionale e non registra 200 milioni di euro annui di incasso, anche se spiega di essere in cordata con altri partner finanziari. Passandoci la battuta, e col massimo rispetto per tutte le parti coinvolte, è come se Ferrero vendesse a un produttore di baicoli.
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